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Cronaca

Sono precipitata per 8 metri e ho rischiato di morire

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Sono precipitata per 8 metri e ho rischiato di morire
Il racconto della giovane
«Ho rischiato di morire cadendo in montagna, sono viva per miracolo». Sa bene quanto sia stata fortunata, Beatrice Siciliano, volata da una parete di roccia per circa 8 metri. La brutta esperienza ha lasciato conseguenze: fratture allo zigomo e al capitello, rottura del bacino, escoriazioni e contusioni, operazioni per tornare quella di prima. Nulla però, in confronto a quello che ha rischiato: la vita. Protagonista di questa storia è una studentessa universitaria di 21 anni, nata e cresciuta a Biella, trasferitasi in Svizzera un paio d’anni fa.
L’incidente risale alla fine di agosto, ma soltanto nei giorni scorsi – con l’intervento chirurgico per la rimozione delle viti dal bacino – Beatrice ha davvero voltato pagina. Ha accettato di rendere pubblica la storia per dare un piccolo contributo nell’opera di sensibilizzazione sui rischi della montagna, particolarmente elevati in questo periodo dell’anno. All’inizio della settimana la vicenda è stata raccontata anche da Ticinonline.
L’escursione con la famiglia

«Ero andata in montagna con i miei genitori, a Medoscio, per una passeggiata molto tranquilla – racconta -. A un certo punto sono uscita dal sentiero, perché avevo visto delle felci che avevano attirato la mia attenzione. Ho continuato a salire e, al momento di tornare indietro, mi sono ritrovata a un punto morto della montagna».
Beatrice ha tentato di mettersi in contatto con i suoi genitori, ma nessuno rispondeva ai suoi ripetuti richiami. Si era allontanata troppo da loro.
«Sentivo solo silenzio, sono andata un po’ nel panico – continua -. Non c’era nessun sentiero e non sapevo bene come uscirne».
L’unico punto di riferimento che è riuscita a trovare è stato un “pezzo” d’asfalto che si vedeva in lontananza, più in basso. Così ha provato a raggiungerlo.
«Era l’unico elemento familiare, il percorso che avevo fatto con i miei genitori. Quindi, tenendomi con le mani e le braccia, ho deciso di provare a scendere piano piano a piedi fino alla strada».
La caduta

Purtroppo il suo piano si è concluso nel peggiore dei modi.
«Non so se perché la parete fosse troppo ripida o a causa della mia vista alterata dalla paura – prosegue la ragazza -, fatto sta che all’improvviso ho perso la presa. Ho iniziato a rotolare di sotto e da quel momento non ricordo più nulla». Avrebbe poi scoperto di aver fatto un volo di circa otto metri. Per sua fortuna ha trovato un “angelo”, un ciclista che passando ai piedi della parete di roccia si è accorto di lei. E’ stato lui – l’ex professionista di hockey su ghiaccio Tiziano Gianini – a correre in suo aiuto insieme alla compagna, Sabina, e a dare l’allarme.
«Ero in stato confusionale – racconta ancora Beatrice -, l’unico numero che sono riuscita a dargli era il mio. Gli altri non li ricordavo. Essendo uscita con i miei, avevo lasciato il cellulare a casa. Ha risposto mia sorella, che ha fatto da tramite con i miei genitori. Sono arrivati insieme all’ambulanza».
Miracolata
Una volta arrivata all’ospedale, le sono state diagnosticate svariate fratture, anche alle ossa della faccia, oltre a quella del bacino, a un forte trauma cranico e alla vescica forata. Senza contare contusioni e lacerazioni su tutto il corpo. «Sono stati onesti con me – ricorda – mi hanno detto che ero stata incredibilmente fortunata: è improbabile uscire vivi da una caduta del genere». La settimana scorsa si è sottoposta all’ultima operazione. Ora, dopo oltre sei mesi, sta lentamente tornando a una vita normale.
Una sportiva e un’amante della montagna, eppure non è bastato
La sua vita normale è quella di una studentessa universitaria. Beatrice è iscritta alla facoltà di Scienze Motorie di Parma.
«Sono sempre stata una ragazza molto sportiva – conferma la 21enne – e cammino in montagna da sempre. Eppure ho rischiato grosso. Cos’ho imparato? Che la cosa più importante è non essere mai presuntuosi sulle proprie capacità. All’inizio, quando mi sono trovata in difficoltà, ho pensato “cosa vuoi che sia, sono in grado di gestirla”. Invece non era così.
Mai dimenticare il telefono
C’è un’altra lezione che Beatrice ha imparato a sue spese: una telefonata – come sosteneva una vecchia pubblicità – può salvarti la vita. Quando si va in montagna, dunque, è sempre fondamentale portare con sé il cellulare. «L’avevo lasciato a casa, sapendo che tanto ero con i miei genitori ed è stata una scelta sbagliata – sottolinea -. Abbiamo sempre il telefonino con noi e lo usiamo per mille cavolate: poi quando ci serve davvero non c’è mai».
Per fortuna Beatrice può ancora raccontare la sua disavventura. Ad altri purtroppo, non è andata così bene. «Il fatto di non ricordare la caduta e i momenti successivi, ma solo la persona che mi stava salvando – conclude Beatrice -, ancora adesso non mi ha fatto realizzare fino in fondo quello che è successo. Ci tengo a ritornare sul posto appena possibile, per rendermi conto di cosa ho davvero rischiato».

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