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Cronaca

Povertà, la situazione è drammatica

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Ha dipinto una situazione drammatica don Giovanni Perini nel corso di un’audizione in consiglio comunale. Il direttore della Caritas ha snocciolato una serie di dati relativi al Biellese che evidenziano una realtà caratterizzata da livelli di povertà e disagio ormai intollerabili.

Ha dipinto una situazione drammatica don Giovanni Perini nel corso di un’audizione in consiglio comunale. Il direttore della Caritas ha snocciolato una serie di dati relativi al Biellese che evidenziano una realtà caratterizzata da livelli di povertà e disagio ormai intollerabili.

“Se non si fa qualcosa di concreto – ha detto – non oso pensare a cosa andremo incontro”. Ci sono 15.500 persone in povertà relativa, ovvero 5 mila famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese. I numeri della povertà assoluta, poi,  fanno rabbrividire: 13.300 uomini e donne che non hanno i mezzi per provvedere al proprio sostentamento. Che senza un aiuto non sono in grado di far fronte alle spese per l’affitto della casa, alle bollette e alle necessità primarie. “Sono davvero tantissimi – afferma  don Perini – e quel che più preoccupa è che il trend negativo è in aumento”.

Ad essere toccate da vicino anche le “famiglie normali”, quelle che magari avevano un reddito basso ma che ce la facevano e che sotto l’onda della crisi hanno perduto il lavoro o, se ce l’hanno ancora, è talmente discontinuo  da esporli a rischio di povertà.

Eppure stando alle statistiche nazionali la provincia laniera occupa i gradini più alti della graduatoria in quanto a benessere.  “Come tutte le medie, si tratta di dati falsati dalla presenza sul territorio di  persone molto ricche – spiega il direttore della Caritas -. In realtà le cose stanno ben diversamente. Il problema più grande è quello del lavoro, una risorsa che consente ad una famiglia di fronteggiare a dovere le spese necessarie per vivere. Il tasso di disoccupazione nel 2007 era dell’8,8%. Ora simo arrivati al 19,6%. Una cifra più che raddoppiata. E le conseguenze sono molteplici e spesso drammatiche. Mi riferisco alla salute mentale delle persone e all’aumento dei suicidi, ma anche l’impennata delle separazioni e all’incremento di coloro che non riescono più a pagare l’affitto e che quindi vengono cacciati da casa. Biella è la seconda provincia in Piemonte per numero di sfratti esecutivi: uno ogni 265 famiglie. Una situazione, questa, che ha portato ad una sensibile diminuzione dei costi delle locazioni. Nel 2008 per un appartamento di media grandezza in centro città servivano circa 455 euro al mese. Oggi il deprezzamento è evidente. Per lo stesso alloggio bastano 374 euro.

L’incontro di lunedì a Palazzo Oropa è servito non solo a fare un quadro della povertà ma ad avanzare proposte. “E’ necessario studiare un piano di sostegno locale – afferma don Perini -.  Le risorse sul territorio sono molto esigue ma c’è la possibilità tramite la Regione di attingere a fondi provenienti dall’Europa stanziati appositamente per il contrasto alla povertà. Ecco noi vorremmo che parte di quel denaro venisse impiegato per un aiuto diretto alle persone, almeno per un certo periodo”.

Per la lotta alla povertà, la Caritas insieme a una fitta rete di associazioni ha messo in campo tutte le proprie forze. Tantissime sono le iniziative per arginare questo problema. Ma i soldi sono una risorsa sempre più difficile da reperire. “Le donazioni sono  più esigue rispetto al passato per cui siamo in grado di distribuire sempre di meno. Noi come Caritas partecipiamo “all’Alleanza contro la povertà”, vale a dire un insieme di forze sociali che propone un reddito di inclusione, destinato a tutte le famiglie in povertà assoluta, di qualsiasi nazionalità, in possesso di un valido titolo di legittimazione alla presenza sul territorio italiano e  residenti da almeno 12 mesi. La proposta avanzata al Governo è quella di  una somma pari alla differenza tra il proprio reddito e la soglia di povertà. Purtoppo, però, ancora nulla si è concretizzato. La chiesa  italiana, comunque, è in prima fila sul tema del contrasto alla povertà attraverso forme diverse che sono quelle più tradizionali: gli aiuti alimentari, ma soprattutto l’ascolto delle famiglie e ovviamente il tentativo di offrire, per quanto possibile, percorsi di uscita da questa condizione”.

Elisabetta Ferrari

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