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Cronaca

Palpeggiare il sedere di una donna è violenza sessuale

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BIELLA – Nella prima pagina  di un giornale locale leggiamo un titolo che ci fa accapponare la pelle: “Costa caro palpeggiare il sedere”, già a sottintendere che sia eccessivo il costo che il palpeggiatore deve sostenere. Dall’articolo poi scopriamo che “palpeggiare il sedere” di una donna contro la sua volontà, mentre sta lavorando in un esercizio pubblico, rappresenta una forma di corteggiamento secondo la redazione della testata giornalistica locale.

Questo discorda profondamente da quanto stabilito all’interno di un tribunale, dove è stata giustamente classificata come violenza sessuale condannando l’autore del reato, perché di questo si tratta, ad un anno e due mesi. Ci teniamo a sottolineare la nostra indignazione e quella di tante lettrici e tanti lettori di fronte a questo stile e modo di raccontare i fatti e vorremmo ricordare al direttore e all’autore “dell’articolo” che la violenza di genere è un problema serio.

Il comportamento da parte di taluni uomini non è più accettabile e non lo è nemmeno la narrazione tossica a cui abbiamo dovuto assistere e che diventa parte integrante del problema; come si legge nell’articolo, paragonare la “palpatina” ad un tentativo di seduzione mal riuscito, è fuorviante. Vorremmo essere certe che la direzione e i redattori locali siano a conoscenza che, dal primo gennaio di quest’anno, sono entrate in vigore alcune modifiche al Testo Unico dell’Ordine dei giornalisti, riguardanti “il rispetto delle differenze di genere” e, soprattutto, ne conoscano i contenuti.

Riportiamo quanto introdotto dall’articolo 5 bis: “Nei casi di femminicidio, violenza, molestie, discriminazioni e fatti di cronaca, che coinvolgono aspetti legati all’orientamento e all’identità sessuale, il giornalista: a) presta attenzione a evitare stereotipi di genere, espressioni e immagini lesive della dignità della persona; b) si attiene a un linguaggio rispettoso, corretto e consapevole. Si attiene all’essenzialità della notizia e alla continenza. Presta attenzione a non alimentare la spettacolarizzazione della violenza. Non usa espressioni, termini e immagini che sminuiscano la gravità del fatto commesso; c) assicura, valutato l’interesse pubblico alla notizia, una narrazione rispettosa anche dei familiari delle persone coinvolte”.

Lo stile narrativo usato dal “giornalista”, che ritiene alto il prezzo pagato per un palpeggiamento, ci sembra non rispecchi quanto richiesto dal codice deontologico. La “palpatina”come viene fatto intendere nell’articolo utilizzando oltretutto un diminutivo, sembra quasi adalludere ad un gesto scherzoso. Non lo è: si tratta di molestia e violenza sessuale, ci teniamo a ricordarlo nel dubbio che per alcuni giornalisti possa non essere così.

L’articolo continua dicendo che questo gesto è stato “vissuto” dalla ragazza come un’invasione della sfera intima; ribadiamo con forza che una mano sul sedere è un’invasione della sfera intima. Vorremmo che chi è responsabile della redazione e pubblicazione di notizie riguardanti la violenza nei confronti delle donne prenda coscienza dell’importanza delle parole e delle conseguenze che possano avere, ma potremmo anche accontentarci che si attengano alle disposizioni dell’ordine dei giornalisti e del buon senso comune, pur non riconoscendone evidentemente l’importanza.

Esprimiamo la nostra solidarietà a chi, non solo è stata vittima del gesto, ma ha anche dovuto sopportare una “rilettura” dell’accaduto decisamente poco rispettosa. Se toccano una toccano tutte.

Tavolo Femminista
Coordinamento antifascista

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