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Cronaca

Omicidio Stefano Leo, c’è un testimone

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Omicidio Stefano Leo, c’è un testimone
E’ un coltello dalla lama particolarmente affilata l’arma utilizzata per uccidere Stefano Leo. Un solo colpo, dall’alto verso il basso.
Sono le prime risposte alle tante domande sull’omicidio del giovane biellese date dall’autopsia.
L’esame è stato effettuato ieri dal medico legale Roberto Testi. Per i risultati completi bisognerà attendere i prossimi giorni.
Nel frattempo, nella mattinata di oggi, il magistrato dovrebbe concedere il nulla osta per il funerale del 33enne. La cerimonia funebre, salvo imprevisti, dovrebbe essere celebrata nel pomeriggio di venerdì a Biella, ma la data e la chiesa non sono ancora state fissate ufficialmente. Soltanto oggi si potrà sapere qualcosa di più preciso.
L’indagine
Bocche cucite, invece, per quanto riguarda l’avanzamento delle indagini. I carabinieri del Nucleo Investigativo di Torino e della compagnia di San Carlo, coordinati dal sostituto procuratore Ciro Santoriello, lavorano a ritmo serrato, ma per il momento gli inquirenti mantengono il riserbo.
L’unica certezza è la presenza di un testimone, che avrebbe visto l’omicida scappare e fornito dettagli utili. Stando a quanto emerso finora, il sospettato sarebbe un uomo magro, apparentemente tra i 30 e i 35 anni, con i capelli ricci raccolti in una coda e rasati di lato. Sarebbe fuggito subito dopo l’aggressione mortale.
Probabilmente è solo questione di tempo prima che le forze dell’ordine riescano a identificarlo. In queste ore stanno setacciando le registrazioni dei sistemi di videosorveglianza della zona, alla ricerca di ogni dettaglio utile a risolvere il caso, per consegnare alla giustizia l’assassino. Sotto la lente d’ingrandimento i filmati della rete pubblica, ma anche quelli delle videocamere della Gtt, l’azienda dei trasporti. L’assalitore, infatti, potrebbe essere salito su un autobus o su un tram per allontanarsi dal luogo del delitto.
Il movente
Rimane aperto l’interrogativo più grande: perché? Perché il 33enne biellese è stato ucciso? Per adesso il movente resta un vero e proprio mistero. L’ipotesi più accreditata è quella del gesto di uno squilibrato, un uomo aggressivo e pericoloso. Stefano Leo potrebbe essere morto semplicemente per aver incontrato la persona sbagliata al momento sbagliato. Finora, infatti, sono stati esclusi categoricamente possibili legami con droga, debiti o problemi di natura sentimentale. Nulla di tutto ciò. Quella del 33enne era una vita limpida e normalissima, un’esistenza tranquilla, senza ombre, spezzata senza alcuna possibile ragione. Si esclude anche l’ipotesi della rapina finita male: il ragazzo aveva ancora con sé soldi, portafoglio, occhiali da sole e telefonino.
I fatti
Il cuore di Stefano ha smesso di battere in un soleggiato sabato mattina torinese. Erano le 11 ed era da poco uscito di casa per raggiungere lo store K-Way, dove lavorava. Cuffie e musica nelle orecchie, ha percorso alcune centinaia di metri ed è arrivato in cima al viale pedonale di Lungo Po Machiavelli, dove inizia la scalinata di via Napione che porta sopra i Murazzi. Una zona centrale, frequentata anche da tanti studenti biellesi. Qui avrebbe incontrato il killer. Accoltellato alla gola, Stefano è riuscito a raggiungere l’incrocio di Corso San Maurizio e a fermare un’auto di passaggio, tamponandosi il collo disperatamente, prima di crollare a terra. Il conducente ha subito chiesto aiuto, ma la ferita inferta alla gola della vittima era troppo profonda e gli aveva reciso la giugulare: all’arrivo dei soccorritori, per il 33enne non c’era più niente da fare.

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