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Cronaca

Noi donne dobbiamo avere il coraggio di denunciare le “attenzioni particolari”

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A dicembre 2019 venivo arruolata, dalla Fondazione dello storico carnevale, come vivandiera addetta al generale per l’edizione della manifestazione del 2020.  Ero davvero entusiasta, soprattutto perché avrei festeggiato il mio compleanno proprio l’ultimo giorno della manifestazione e coronato il mio sogno di partecipare in vesti di personaggio al Carnevale.

Già fin dai primi giorni successivi a tale nomina ricevevo da parte del generale attenzioni particolari e continue, sulle quali la magistratura sta indagando, da me non gradite né apprezzate, che venivano educatamente, ma con fermezza, respinte, senza nessuna possibilità di fraintendimento da parte dell’autore.

Chiedo ora rispetto per il mio silenzio, che prego tutti di comprendere, mi addolora profondamente leggere di mie interviste mai rilasciate di cui non condivido quasi nulla di quanto scritto.

Mi ferisce profondamente leggere battute umoristiche che ridicolizzano una situazione che della tanto decantata goliardia carnevalesca non ha proprio nulla!

Non riesco più a sopportare che si scherzi e si parli superficialmente di atti che mi hanno irrimediabilmente danneggiata.
Quanto accaduto riguarda me, la mia persona e di fronte al dolore profondo, probabilmente, quando non si riesce “a dare una mano” é bene tacere.

Tengo a sottolineare quanto sia importante da parte di ciascuno di noi chiedere aiuto, come ho avuto la possibilità di fare io.
Spesso si é lasciati soli e il “sistema” a volte non vorrebbe che ci si opponga ad atti che violano la nostra persona, lo dico soprattutto alle donne, alle donne che non vengono credute e, spesso, ascoltate. Ecco! Loro, noi, dobbiamo avere il coraggio di reagire in questi casi. Di denunciare.

Mi é stato insegnato che quando qualcosa non va lo si dice, quando qualcosa non va si chiede aiuto, che le cose giuste vanno fatte, che ci sono momenti nella vita in cui bisogna fermarsi e riflettere, per poi acquisire la forza di alzarsi e andare dritti come la nostra morale vuole. Bisogna combattere per i propri valori, un pensiero inevitabilmente va a tutte quelle donne che non hanno la forza che la nostra Mugnaia ci ha insegnato.

Nessuna intenzione di innescare, da parte mia, un rancoroso e conflittuale risentimento nei confronti dell’uomo, ma solo un tentativo di ottenere rispetto al mio essere donna, al mio essere persona, per me e per tutte le donne! Io ho chiesto aiuto a persone perbene, sono uomini e donne. Queste persone ci sono!

Oggi, Ivrea, la mia amata Eporedia, che mi ha vista crescere, che mi ha insegnato cosa siano rispetto, uguaglianza, coraggio, giustizia, Ivrea che da oltre 200 anni festeggia la Mugnaia, simbolo di libertà e di ribellione, mi presenta un conto altissimo e mi fa vivere una situazione assurda e dolorosa.

Io sono fuori dal Carnevale, e lo sarò per sempre. Quello che non passerà mai, però, é quello che una donna, Violetta, ha insegnato a tutti, cioè che ciascuno di noi può essere come lei.

Federica Di Matteo

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