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Biella

L’ultima intervista a Violetta Bertinetti, morta a 101 anni

I ricordi della guerra, il marito partigiano, le piccole grandi gioie della vita e i tanti lutti, come la perdita del figlio Ediliano. La storia di Violetta Bertinetti, morta a 101 anni

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Violetta Bertinetti

Classe 1923, Violetta Bertinetti è morta a 101 anni. Quando ne aveva 98, fu tra le prime anziane biellesi protagoniste del nostro ciclo di interviste “I nostri grandi vecchi”.

Violetta Bertinetti, l’intervista in cui raccontava la sua vita

Violetta Bertinetti

Violetta Bertinetti

Per ricordarla e ricordare chi era, dunque, riproponiamo proprio quell’intervista, in cui raccontava la sua vita. Dai primi anni in Francia, al trasferimento a Mongrando. E poi la guerra, la Resistenza e purtroppo anche i lutti, tra i quali il più doloroso: la perdita del figlio Ediliano.

La pubblichiamo di seguito.

Questa è la volta di Violetta Bertinetti classe 1923, una donna ancora lucidissima, simpatica e con il sorriso stampato sulle labbra.

Signora Violetta, dov’è nata?
«A Rennes, una città che si trova a nord-ovest della Francia. I miei genitori, italiani, si chiamavano Clotilde e Fiorentino. Ci trasferimmo in Italia, esattamente a Mongrando quando io avevo appena due anni».

Quindi dei suoi primi anni di vita e della Francia non ricorda nulla.
«Eh no, ma poi ritornammo a Rennes dopo una decina di anni. Ricordo che quando i miei genitori decidettero di rientrare in Francia, io avevo appena finito la quinta elementare. Erano tempi duri, la vita non era come quella di oggi. Appena arrivata in terra d’oltralpe frequentai ancora un anno di scuola, poi iniziai a lavorare. Accudivo i bambini di una famiglia a noi cara».

Da lì dunque iniziò il suo cammino nel mondo del lavoro.
«Diciamo di si, ma quel cammino durò poco, perché all’età di 17 anni tornammo a Mongrando. La decisione di rientrare definitivamente in Italia fu presa per via di un grave incidente sul lavoro che mio papà subì. Faceva il falegname. Un giorno mentre caricava delle assi cadde facendosi male alla schiena. Tornammo quindi in Italia, fu trasferito subito in ospedale dove rimase oltre due anni. Una volta dimesso dopo un anno venne a mancare. Aveva solo 50 anni. Quindi il mio primo e vero impatto con il mondo del lavoro avvenne a Mongrando. Iniziai nei telai della ditta Siletti, e poi nelle telerie Graziano. Eravamo in pieno tempo di guerra».

Cosa ricorda di quel tremendo periodo?

Violetta Bertinetti

Violetta Bertinetti insieme al marito Elio Barbero (partigiano “Mammolo”) e ai due figli


«Tante atrocità. A Mongrando c’erano i Partigiani, ricordo la Battaglia di Sala Biellese. Tra di loro c’era anche un giovane che poi diventò mio marito. Si chiamava Elio Barbero, “Mammolo” era il suo nome di battaglia. Quando ci sposammo, io avevo 23 anni».

Una lunga vita trascorsa insieme quindi.
«Sì, cinquant’anni. Dalla nostra unione nacquero due figli Mariella ed Ediliano. Purtroppo mio figlio venne a mancare sette anni fa a causa di una malattia incurabile. Ce l’ho sempre nel cuore».

Saranno tanti i ricordi dei bei momenti trascorsi con suo marito, giusto?
«Abbiamo fatto tante cose insieme certo. Ricordo che allora non c’erano tanti locali come ora. Frequentavamo tanto l’Anpi di Sala Biellese, difatti il mio Elio era nativo di Sala. Venivano giù a Mongrando i ragazzi con la chitarra e la fisarmonica e cantavamo tutti insieme. Tutto questo accadeva durante i nostri primi anni di matrimonio. Intorno agli anni ‘60 e ‘70 mio marito era nel pieno dell’attività lavorativa. Faceva il muratore traboccante. Si spostava spesso in Toscana, in Valle d’Aosta ed in altre località, nel mentre si dava da fare per costruire la casa di Bornasco dove vivo tutt’ora con mia figlia. Si facevano sacrifici, ricordo che si lavorava anche al sabato. Alla domenica invece c’era da lavare, stirare e fare le varie faccende domestiche, non era una vita semplice».

Che cosa rimpiange della sua gioventù?
«Ben poco. Ho perso mio papà all’età di 18 anni, la mamma quando ne avevo 40 anni, poi 25 anni fa mio figlio. Sono stati dei dispiaceri enormi».

Come trascorre le sue giornate?
violetta bertinetti«Gioco tanto alle carte con mia figlia. Facciamo tante partite a scala 40. La televisione non la guardo più come una volta. Se devo essere sincera non c’è più nulla che mi piace. Ogni tanto su Telecupole guardo i balli dello Studio Zeta. Almeno si vede gente ridere, ballare e scherzare, senza pensare alle cose brutte. Purtroppo non ci vedo più bene, ma ora le dico una cosa: mi hanno comperato una televisione enorme, ce l’ho in camera mia».

Ha qualche hobby?
«Ora no. Fino ad una decina di anni fa lavoravo a maglia. Facevo dei bei maglioni e tante altre cose, poi come dicevo prima, purtroppo la vista mi ha abbandonata».

Mauro Pollotti

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