Biella
Il nonno acquisito in realtà è un presunto “orco”: sul banco degli imputati un 65enne del basso Biellese
L’uomo deve rispondere di violenza sessuale continuata su minori di anni 14 ma anche di corruzione di minorenne
BIELLA – Quello che doveva essere per lei un nonno, in realtà era un orco che secondo l’accusa abusava della sua innocenza. Il caso scoppiato nell’aprile 2021 nel basso Biellese portò all’arresto di un 65enne. Martedì scorso in tribunale a Biella la vittima degli abusi è stata sentita con incidente probatorio. Cosa vuol dire? In una stanza protetta gli inquirenti le hanno chiesto di confermare le accuse fatte a suo tempo cristallizzando in questo modo il suo racconto. Non dovrà quindi comparire a processo, con tutto il peso che per una bambina della sua età questo potrebbe comportare.
Sul banco degli imputati c’è un 65enne, difeso dall’avvocato Elena Chiastellaro, che deve rispondere di violenza sessuale continuata su minori di anni 14 ma anche di corruzione di minorenne, reati che prevedono pene che vanno dai 6 ai 12 anni di reclusione.
La vicenda è venuta alla luce un anno fa. Gli inquirenti avevano raccolto prove pesanti tanto da far scattare gli arresti domiciliari.
Vittima dell’uomo, un ultrasessantenne residente nel Basso Biellese, secondo quanto ricostruito dalla magistratura inquirente, è la nipotina acquisita, che avrebbe iniziato a subire le prime molestie all’età di sette anni, nelle occasioni in cui stava a casa della nonna – ignara di tutto – e si ritrovava da sola con il suo compagno, mentre i genitori lavoravano. Era il 2016. Gli episodi – presunti toccamenti, molestie e atti sessuali ai quali la bambina avrebbe assistito, in casa in assenza della nonna e durante alcune passeggiate – sarebbero poi terminati due anni più tardi, quando la bambina ha convinto mamma e papà – a loro volta ignari di quanto succedeva quando restava sola con quell’uomo – a non portarla più dai nonni.
A intuire ciò che la piccola si portava dentro, parlando con lei dopo averla vista piangere, è stata una maestra, che ha immediatamente segnalato la situazione al dirigente scolastico e quindi alla Procura di Biella.
Il procuratore capo Teresa Angela Camelio aveva quindi subito avviato un’indagine per fare chiarezza, attivando le procedure previste dal “Codice Rosso” con l’ausilio dei carabinieri della polizia giudiziaria in forza alla Procura, guidati dal luogotenente Tindaro Gullo. Accertamenti condotti a tempo di record dagli investigatori, che a stretto giro avevano parlato tutti i possibili testimoni e la piccola presunta vittima, ascoltata nell’ambito di un’audizione protetta.
Una volta acquisite le informazioni necessarie per circostanziare e confermare in termini di luogo e tempo, i fatti, era stata formulata la richiesta cautelare al Gip, che aveva infine portato all’arresto dell’ultrasessantenne.
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