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Cronaca

Il falso rivenditore di fuoristrada Rover ha colpito, nuovo processo a carico dell’ex pilota biellese

Da quando sono iniziate ad arrivare le denunce l’uomo ha fatto perdere le proprie tracce, nei processi a suo carico in tribunale a Biella non si è mai presentato

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Nuovo processo a carico del falso concessionario Rover che ha raggirato almeno una decina di clienti promettendogli bellissimi e potenti fuoristrada della casa automobilistica britannica, per poi sparire dopo aver intascato l’anticipo.

Il caso era venuto fuori un anno fa, nel frattempo era arrivata una condanna e ora c’è un nuovo processo. Ma in totale si pensa che Gianni Lora Lamia Donin, 56 anni, ex pilota della Parigi Dakar, abbia messo insieme almeno una decina di truffe.

Da quando sono iniziate ad arrivare le denunce però l’ex pilota ha fatto perdere le proprie tracce, nei processi a suo carico in tribunale a Biella non si è mai presentato. Si pensa viva ormai all’estero, forse in sud America.

L’ultimo processo a suo carico si è aperto a inizio dicembre in tribunale sempre a Biella, questa volta la vittima è un appassionato svizzero che nel luglio 2017 aveva visto su un celebre sito di annunci d’auto una grande occasione: un Land Rover Defender modello Crew Cab. Tutto era perfetto: c’erano le foto, una minuziosa descrizione. La consegna era fissata nell’officina di Trivero che Lora Lamia Donin ha veramente gestito per anni prima della chiusura. Vendeva veramente i fuoristrada Rover. Lo svizzero aveva anche versato 4000 euro di acconto. Una volta incassato il bottino però il rivenditore era sparito. Quando era stata presentata denuncia l’incauto acquirente aveva scoperto che casi simili al suo non mancavano.

Il triverese è già stato condannato una volta perché aveva “venduto” una Land Rover Defender da 50mila euro superequipaggiata, che però non è mai stata consegnata. Lui però i soldi di anticipo se li era intascati. Insomma, una truffa andata a segno che gli era constata una condanna a dieci mesi con la condizionale, più 700 euro di multa e un risarcimento di danni non patrimoniali che ammontavano a 5mila euro. Tra l’altro, Lora Lamia si era anche spacciato come un rivenditore ufficiale e accreditato Land Rover, ma non era vero. Quello era stato il primo caso, poi erano seguite altre truffe. La strategia più o meno sarebbe stata sempre la stessa: i clienti si fidavano del rivenditore e pagavano anticipi per acquistare le autovetture che interessavano.

I clienti erano per lo più persone ben fornite di denaro che volevano togliersi lo sfizio di comperare un bel modello di Land Rover, usata ma comunque con un notevole valore commerciale: il valdilanese faceva di tutto per apparire un rivenditore autorizzato e qualificato, conducendo la trattativa fino alla proposta di acquisto. I clienti pagavano in anticipo tramite bonifico. L’auto non arrivava, e sulle prime il rivenditore cominciava ad accampare scuse, intoppi, disguidi di vario genere, tenendo buono il cliente per un po’. Finché non si faceva più trovare. Quindi alla fine i clienti restavano con un pugno di mosche in mano. E ovviamente andavano a denunciare tutto ai carabinieri.

Un sistema peraltro abbastanza consueto e collaudato, soprattutto quando si tratta di vendite online. Di solito si tratta però di piccoli oggetti, apparecchi telefonici o cose del genere. Solo raramente si parla di beni del valore di decine di migliaia di euro, come sono appunto le vetture di lusso.

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