BiellaCronaca
I ladri delle poste progettavano altri colpi
I primi due arresti scattati anche per il rischio di nuove rapine. «Caso risolto in tempi rapidissimi grazie all’ottima collaborazione»
I ladri delle poste progettavano altri colpi. Avrebbero probabilmente colpito ancora, almeno due dei tre uomini arrestati per l’assalto di Candelo. Il rapinatore ne aveva già parlato con uno dei complici.
È quanto reso noto durante la conferenza stampa organizzata in procura per fare il punto sull’avanzamento delle indagini. Che hanno portato prima al fermo di due uomini domiciliati nei Biellese ma originari di Calabria e Puglia. Poi a quello dell’ultimo complice, un piemontese residente a Verbania, vale a dire il conducente dell’auto che si presumeva essere stata rubata.
I ladri delle poste progettavano altri colpi
Per quanto riguarda i biellesi, il gip ha già applicato la custodia cautelare in carcere, il terzo è invece ancora in attesa di convalida. «Preciso – ha sottolineato il procuratore Mauro Crupi – che le misure cautelari nei confronti delle persone indagate non comportano una pronuncia sulla loro colpevolezza. In fase di indagini preliminare dovranno essere svolti ulteriori accertamenti. Quindi anche chi è arrestato e sottoposto a misura cautelare detentiva è innocente fino a sentenza definitiva».
Il luogotenente del Nucleo investigativo dei carabinieri, Edoardo Solari, e il capo della squadra mobile, commissario Filippo Barba, hanno spiegato il lavoro congiunto di questura e Arma. Operazioni che, coordinate dalla Procura, hanno portato in tempi rapidissimi all’individuazione dei tre sospettati della rapina da 600 euro.
L’automobilista derubato: non vittima, ma complice
«Era implicito ed evidente fin dall’inizio – ha sottolineato il sostituto procuratore Paola Francesca Ranieri – che il rapinatore non avesse agito da solo. Doveva esserci almeno una seconda persona che gli aveva fatto da staffetta o lo aveva recuperato a Chiavazza». Fin dalle prime battute, dunque, le indagini si sono concentrate non solo sull’individuazione dell’autore materiale, ma anche dei possibili complici. Il Nucleo Investigativo e i carabinieri di Candelo e del reparto operativo del Norm hanno svolto i rilievi tecnici sulla scena del crimine e iniziato un’attività infoinvestigativa. Grazie alla quale si è accertato che l’automobilista derubato non era una vittima, ma un complice.
«Non era in grado di giustificare in modo credibile la propria presenza sul posto – ha spiegato il luogotenente Solari – e aveva un atteggiamento insolito. Di fronte a un fatto che avrebbe scioccato chiunque, lui sembrava tranquillo. Abbiamo capito che era coinvolto e abbiamo iniziato ad avere sospetti su chi potessero essere il rapinatore e il terzo complice».
La Fiat 600, la chiave di volta
Nel frattempo avanzavano anche le indagini della Mobile. «Ci siamo attivati per capire se alcuni soggetti già oggetto della nostra attenzione e in grado di attuare questi reati potessero essere coinvolti – ha aggiunto il commissario Barba -. Dopo una serie di accertamenti ci siamo resi conto della presenza di una Fiat 600 che transitava negli attimi precedenti alla rapina. E, successivamente, anche nella zona in cui la Citroen C3 rubata è stata incendiata. L’attività investigativa ha consentito di individuare sia l’autore materiale sia il conducente della 600.
Progettavano un nuovo colpo
Nel corso delle indagini le forze dell’ordine hanno scoperto che era in fase di gestazione un secondo colpo. A quel punto carabinieri e poliziotti hanno deciso di procedere subito ai primi due fermi. Anche perché la pistola era ancora in circolazione e il rapinatore aveva già mostrato di non farsi scrupoli a usarla. Tre i colpi esplosi complessivamente. Uno nell’ufficio postale, uno contro la Citroen successivamente rubata e infine quello sparato in aria per spaventare una donna tamponata nella fuga. Sono così finiti in manette l’esecutore materiale e il conducente della Fiat 600. Fermati a Oropa e arrestati in flagranza di reato per detenzione illegale dell’arma da fuoco in concorso. La Beretta è stata quindi individuata e sequestrata, così come le 19 munizioni rimanenti. Entrambi gli uomini sono ora indagati anche per rapina pluriaggravata in concorso e danneggiamento e incendio del veicolo (noleggiato il giorno precedente a Verbania).
L’ultimo arresto
A quel punto è partita la caccia all’ultimo complice: l’automobilista della Citroen rubata e bruciata. L’uomo di Verbania che nei primi istanti era apparso come un’altra vittima. Subito dopo i primi due arresti, è stato emesso un decreto di fermo nei suoi confronti, anche per scongiurare il pericolo di fuga. Probabilmente intuendo che il cerchio si stava stringendo, l’uomo si era già allontanato dalla propria abitazione e si era rifugiato a casa di un amico. Non è bastato a evitargli di essere catturato. Ora è in attesa dell’udienza di convalida.
A tradire tutti e tre i sospettati erano stati anche i contatti telefonici sia precedenti sia successivi alla rapina. Non sono state rese note le identità delle tre persone fermate. Al momento si sa soltanto che si tratta di tre uomini di 45, 59 e 64 anni. Due di loro erano recidivi e avevano precedenti simili.
«Ottima collaborazione»
Tutti i protagonisti hanno sottolineato l’importanza della collaborazione tra procura, carabinieri e polizia per giungere a catturare i sospettati.
«Vorrei ringraziare – le parole di Crupi – le forze di polizia che hanno collaborato e svolto indagini in modo assolutamente proficuo tra loro. La squadra mobile e il nucleo investigativo dei carabinieri. Hanno dato prova di un grande spirito squadra, auspicabile in ogni tipo di indagine di una certa rilevanza. Alla presenza di un fatto che ha allarmato la comunità in modo grave era necessario avere una risposta in tempi rapidissimi. Risposta che è arrivata anche grazie a questa ottima collaborazione».
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