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Cronaca

“Grazie a chi mi ha aiutato a non perdere la gamba”

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Quaranta giorni dopo il grave incidente subìto mentre svolgeva alcuni lavori in giardino, Franco Musso è ancora costretto su una sedia a rotelle ed è alle prese con la riabilitazione. Nonostante ciò, non ha perso il sorriso. Ora che il peggio è passato, ci tiene a ringraziare chi lo scorso 2 dicembre lo ha soccorso e lo ha salvato dall’amputazione di una gamba.

Quaranta giorni dopo il grave incidente subìto mentre svolgeva alcuni lavori in giardino, Franco Musso è ancora costretto su una sedia a rotelle ed è alle prese con la riabilitazione. Nonostante ciò, non ha perso il sorriso. Ora che il peggio è passato, ci tiene a ringraziare chi lo scorso 2 dicembre lo ha soccorso e lo ha salvato dall’amputazione di una gamba.
«In questo periodo – racconta – non ho mai smesso di pensare, con immensa gratitudine, a tutti coloro che, per mia grande fortuna, ho incontrato e ai quali ho scombussolato la giornata… Il mio pensiero va innanzitutto al signor Clementino di Pettinengo, che non ha esitato a soccorrermi e a chiamare in aiuto mia moglie Fernanda, mia nuora Elisabetta e il signor Gianluca, il meccanico del paese, i quali mi hanno aiutato ad estrarre la gamba dall’attrezzo a cui era rimasta incastrata».
Musso era infatti rimasto intrappolato sotto una motozappa. Dopo aver chiesto aiuto per alcuni minuti, era stato notato e soccorso da alcuni passanti per poi essere affidato alle cure del 118, caricato su un elicottero e trasportato in ospedale.
Il suo ringraziamento non è rivolto soltanto a chi gli ha dato una mano in quei terribili momenti, ma anche al personale medico e sanitario.
«La mia gratitudine va ai medici dell’elisoccorso – continua -, che hanno prestato le prime cure con capacità e tempestività. Mi mancano, poi, le parole per esprimere la riconoscenza e l’ammirazione dovute nei confronti dell’équipe del dottor Vito Decantis del reparto di Ortopedia e traumatologia e della dottoressa Carla Maria Porta del reparto di Chirurgia vascolare e di tutti coloro che, quel giorno, hanno partecipato al delicato intervento che ha salvato il mio arto dall’amputazione. Un sentito ringraziamento va anche a infermieri, Oss e a tutto il personale dell’ospedale di Ponderano, del quale spesso si sente purtroppo parlare negativamente. Sono persone che prestano egregiamente il proprio servizio, con serietà e preparazione, se non addirittura con passione, come ho avuto modo di constatare sulla mia pelle. Si sente sempre parlar male dell’ospedale, invece sarebbe anche giusto riconoscere ciò che funziona e tenercelo stretto».
Dopo quattro settimane di ricovero, Musso è stato dimesso alla fine dell’anno, ora è a casa, ma la convalescenza è ancora lunga. Un motivo in più per un ultimo speciale ringraziamento “alla mia famiglia, che non mi ha mai lasciato solo e a mia moglie, che si sta prendendo cura di me… come di un bambino. Con pazienza e amore”.

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