Cronaca
Biella piange Giuseppe Petretto, ex comandante dei carabinieri
Circondato dall’affetto dei suoi familiari, è mancato Giuseppe Petretto, 89 anni, ex comandante della stazione dei carabinieri di Biella.
Circondato dall’affetto dei suoi familiari, è mancato Giuseppe Petretto, 89 anni, ex comandante della stazione dei carabinieri di Biella.
Il funerale sarà celebrato domani alle 15 nella chiesa parrocchiale di Chiavazza, la salma sarà tumulata nel cimitero del quartiere, accanto alla moglie Maria Sogos, scomparsa un anno fa. Il Rosario, invece, sarà recitato stasera alle 17 nella cappella della casa di riposo Oasi di Chiavazza.
Petretto lascia i figli Vanni, Pina, Marina, Donatella, Sandro e Loretta e gli adorati nipoti, oltre alla sorella Amelia.
“Nato a Giave (Sassari), nel 1926 – racconta Battista Saiu su www.sunuraghe.it -, ancora giovanissimo, nel 1944, Giuseppe entra nell’Arma dei Carabinieri per essere assegnato al comando delle stazioni di Nuragugume, Dualchi, San Gavino Monreale. Attraversato il mare, si trasferisce nelle Marche, a San Lorenzo in Campo, in provincia di Pesaro. Nell’agosto del 1970, il definitivo trasferimento, a comandare l’importante Stazione dei Carabinieri di Biella, per dieci anni, fino alla pensione, dopo essere stato onorato delle insegne di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana e la Medaglia d’Oro per lungo comando”.
“Ai piedi del Mucrone – sottolinea il presidente del circolo culturale sardo -, il maresciallo Petretto si è circondato di amorevole rispetto per serietà, capacità e umanità profuse nello svolgimento dei suoi compiti, lodate da ufficiali e subalterni. Uomo che ha saputo trasmettere valori a figli e nipoti; la sua figura integerrima è ancora oggi ricordata”.
Una volta in pensione, Petretto decise di fermarsi nel Biellese nonostante l’amore per la sua isola.
“Nostalgicamente legato alla terra di origine – ricorda Saiu -, da sempre seguiva le mitiche vicende della squadra di Gigi Riva e di Gianfranco Zola. La domenica, con l’orecchio incollato per la radiocronaca diretta, dalla finestra di casa con vista sui campi di calcio, osservava i ragazzi giocare. Passione che non lo ha mai abbandonato, rimanendo davanti alla televisione a seguire il suo “Cagliari”, fino agli ultimi giorni. Con gli amici e coi figli era solito dire: “Unu carru e a bidda”, a significare la volontà di ritornare a trascorrere il resto della sua vita in Sardegna: ma l’amore per i figli e i tanti nipoti l’ha ancorato a Biella”.
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