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Basso Biellese

Addio a Leo Borsetti, morto 40 giorni dopo la moglie

Poco più di un mese fa aveva detto addio alla moglie Paola

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Leo Borsetti

Poco più di un mese fa era morta sua moglie, il destino ha voluto che Leo Borsetti tornasse a starle accanto anche in paradiso solo dopo poche settimane. Il funerale del settantenne, vedovo di Paola Zerbola, è stato celebrato lunedì nella chiesa parrocchiale di Cerrione.

Leo Borsetti è morto a 70 anni, 40 giorni dopo la scomparsa della moglie Paola. Lutto a Cerrione

La notizia della sua morte ha destato profondo cordoglio nella piccola comunità cerrionese. Era un uomo affabile e ben voluto da tutti.
«Tanti sentiranno la sua mancanza – commenta la cognata Anna Maria Zerbola – poiché era una persona di cuore, disponibile e generosa. Nel territorio sono molti i suoi lavori artigianali eseguiti con passione. Un grande lavoratore e uno sportivo che si è distinto nel tiro a volo, nello sci e nel tennis. La malattia lo ha provato fino all’ultimo e a soli quaranta giorni di distanza dalla moglie ha ultimato i suoi giorni terreni».
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Grande appassionato di motori e meccanica

Leo, fin da giovanissimo, ha coltivato una grande passione per i motori e la meccanica. Appena concluse le scuole medie, iniziò a lavorare in officina a Cerrione, dove questo interesse trovò il suo primo sbocco. Il servizio militare lo portò poi a Ferrara, nell’aviazione, dove scoprì il fascino del volo. Proprio durante quel periodo furono scattate le uniche fotografie che lo ritraggono senza i suoi caratteristici baffi. Con l’apertura della Lancia a Verrone, Leo intraprese una nuova avventura lavorativa, che lo accompagnò fino alla pensione.

I suoi tre grandi amori: la moglie Paola, l’Inter e lo sport

Tre grandi passioni hanno segnato profondamente la sua vita: la moglie Paola, l’Inter e lo sport. Leo si è distinto come atleta a livello agonistico nello sci, nel tennis, nel calcio e nel tiro a volo, fino a quando la malattia non lo ha costretto ad allontanarsi dalla pratica sportiva. Ma il richiamo dello sport era troppo forte: così, è diventato giudice e direttore di tiro, continuando a vivere da vicino ciò che tanto amava.

Chi lo ha conosciuto ricorda il suo spirito acuto, il sottile senso dell’umorismo, gli occhi sempre vivaci e un sorriso buono, quello di chi è pronto ad aiutare gli altri, spesso ancor prima che glielo chiedano.

Lascia nel dolore la madre e i due fratelli

Ha lasciato nel dolore la mamma Giuseppina Manfredo, i fratelli Fausto e Gianni. I famigliari desiderano ringraziare il personale di Città del Sole di Dorzano e soprattutto il gruppo di medici ed infermieri delle cure palliative che con grande professionalità e amore l’hanno seguito nel corso della sua malattia.
Mauro Pollotti

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