Attualità
Una lastra di calcare di Gemona per ricordare a Biella le vittime della guerra del 1915-1918
Nuraghe Chervu
Il Comune di Gemona del Friuli farà presto pervenire a Biella la sua lastra della memoria che andrà a incrementare il monumento ai Caduti della Prima guerra mondiale in corso di realizzazione al Nuraghe Chervu, alle porte della città. Si tratta di una lapide di calcare rosato, proveniente da un’antica cava di pietra del Monte Cjampon, con inciso il nome della cittadina friulana e il numero delle sue vittime durante la Grande Guerra, ossia 319.
Il lastricato commemorativo, dedicato alla Brigata “Sassari” e ai Caduti di tutti i Comuni d’Italia, è un’opera “in fieri” che si ingrandisce a mano a mano che i vari Comuni italiani inviano il loro contributo. L’iniziativa, proposta dal Circolo Culturae Sardo Su Nuraghe e subito abbracciata dall’amministrazione di Biella, si pone come ambizioso obiettivo quello di realizzare il monumento ai Caduti più “partecipato” d’Italia. Finora sono giunte all’ombra del Mucrone circa 600 pietre, di cui 250 già istallate nel marzo del 2019. La prossima posa è prevista per la primavera del 2022.
Il numero dei Caduti scolpito sulla pietra di Gemona, 319, è frutto di ricerche accurate condotte da studiosi locali in occasione del Centenario della fine del conflitto, i cui risultati sono elencati nella lettera che accompagna il manufatto. Sono stati compresi nel conto delle morti anche quelle avvenute in seguito a ferite o malattie riportate durante la guerra. I due monumenti ai Caduti di Gemona, eretti nel 1922 e nel 1932, fornivano infatti un elenco di “sole” 288 vittime.
Il primo monumento ai Caduti, in piazza del Municipio, è una pregevole opera dello scultore Aurelio Mistruzzi, autore anche del progetto per la medaglia d’oro al Milite Ignoto. Il secondo è una stele con il nome di ogni Caduto, eretta al termine della Via Sacra di fronte al cimitero, nella piazzetta recentemente dedicata al Milite Ignoto dall’amministrazione comunale.
L’età media dei soldati gemonesi caduti in guerra – informa ancora la lettera – era di 28 anni e mezzo, in linea con quella nazionale. Del 12,5 %. fu la percentuale dei soldati morti rispetto a quelli mobilitati. 147 caddero in battaglia, 55 perirono in prigionia nei campi di concentramento in Austria-Ungheria, Germania, Bulgaria, 117 morirono per malattie o per ferite riportate in combattimento. Tra questi ultimi 44 dopo l’Armistizio.
Riccardo Pozzo
Nell’immagine, da dx: Consigliere Michelangelo GIAU, Assessore Davis GOI, Assessore Flavia VIRILLI, Sindaco Roberto REVELANT, Vice Sindaco Loris CARGNELUTTI, Assessore Giovanni VENTURINI, Assessore Mara GUBIANI, Consigliere Raffaella ZILLI.
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