BiellaCronaca
Tony aveva trovato la serenità ma il destino se l’è portato via
Una caduta e la Sla lo hanno stroncato.

Tony aveva trovato la serenità ma il destino se l’è portato via.
Tony aveva trovato la serenità ma il destino se l’è portato via
Nel Biellese aveva trovato pace e natura, poi la malattia e l’incubo dell’abbandono. Ma nelle ultime settimane Tony aveva ritrovato una nuova serenità grazie a Lucia, una badante straordinaria. È morto l’11 giugno dopo una caduta e giorni in coma.
Se ne è andato l’11 giugno, in silenzio, com’era ormai abituato a vivere da quando la Sla aveva stravolto la sua esistenza. Ma la storia del professor Anthony Zambonini non è quella di una semplice malattia ma una storia di cultura e resistenza.
Nato a Londra il 29 aprile 1955, Tony aveva dedicato la vita alla conoscenza: docente universitario in prestigiosi atenei italiani, dal Politecnico di Milano all’Università di Bologna, era arrivato in Italia negli anni ’80 portando con sé un bagaglio umano e intellettuale vastissimo. Ha pubblicato L’inglese per te, un corso di inglese a fascicoli edito da De Agostini, oltre a diversi altri libri di letteratura e insegnamento della lingua inglese. Alcuni dei suoi testi sono ancora oggi in vendita online, anche su Amazon.
Autore di manuali, relatore brillante e instancabile mentore per generazioni di studenti. Negli ultimi anni aveva scelto di ritirarsi nel Biellese, per godersi la pensione in una casa immersa nel verde. Ma il sogno era stato bruscamente interrotto dalla diagnosi di Sclerosi Laterale Amiotrofica, una condanna che costringe chi ne è colpito a convivere con la perdita progressiva del corpo e dell’autonomia.
Ne avevamo raccontato la storia quando, dopo l’abbandono improvviso della badante su cui contava, Tony si era trovato solo e disperato, tra crisi respiratorie, burocrazia, e la fatica quotidiana del vivere. «Con la Sla ci convivo ogni giorno – ci aveva detto – ma perdere l’aiuto su cui contavo è stato devastante».
Poi, finalmente, un raggio di luce: Lucia, una badante rumena meravigliosa, che con dedizione e affetto, aveva riportato ordine e bellezza nella casa di Tony. Non solo pulizia impeccabile e cura continua, ma anche piccoli gesti d’amore: un orto piantato da lei stessa, pieno di piantine che Tony ammirava dalla finestra. Un pezzetto di terra che gli aveva restituito un po’ di serenità, un piccolo segno di vita normale in mezzo alla malattia.
Purtroppo, domenica 25 maggio, Tony è inciampato ed è caduto, picchiando violentemente la testa. Non avendo più l’uso delle braccia, non è riuscito a proteggersi come avremmo fatto tutti noi: è caduto in avanti colpendo il capo sull’unico rialzo in cemento del vialetto. La badante ha chiamato subito l’ambulanza e Tony è stato trasportato d’urgenza all’ospedale di Biella. Fondamentale anche il tempestivo intervento dei suoi vicini di casa, Enrico e la moglie, che gli sono sempre stati accanto con grande affetto e disponibilità, aiutandolo ogni volta che ne aveva bisogno e contribuendo concretamente ai soccorsi il giorno dell’incidente.
All’ospedale di Biella è poi stato ricoverato in rianimazione e tenuto in coma farmacologico. Non ha mai ripreso conoscenza: ogni volta che i medici provavano a staccarlo dal respiratore, andava in crisi respiratoria; ogni volta che diminuivano i farmaci antiepilettici, sopraggiungevano crisi convulsive. Fino a quando, dopo giorni di lotta, ha avuto un crollo pressorio e il cuore ha ceduto. Tony è morto la sera dell’11 giugno all’ospedale di Biella, dopo giorni di silenzio. Aveva 70 anni.
Oggi resta il ricordo di un uomo colto, gentile, ironico, che ha vissuto con coraggio la sua battaglia. Ma resta anche la denuncia di una solitudine che troppe persone, malate e fragili, continuano a vivere nel nostro Paese. Una solitudine che non dovrebbe essere normale.
Il suo orto, là fuori, continua a crescere. E con esso il suo insegnamento: che ogni vita merita cura, presenza, rispetto.
Martina Mainardi
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