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Veterinario uccide leone in Africa. Lui è di Caluso, ma l’associazione è di Biella

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Va in Africa, prende parte a una battuta di caccia, uccide uno splendido leone e poi, come da tradizione, si fa fotografare con un sorriso a 32 denti davanti alla preda. Il protagonista è Luciano Ponzetto, per di più di professione veterinario, con studio a Caluso.

Va in Africa, prende parte a una battuta di caccia, uccide uno splendido leone e poi, come da tradizione, si fa fotografare con un sorriso a 32 denti davanti alla preda. Il protagonista è Luciano Ponzetto, per di più di professione veterinario, con studio a Caluso.

Il suo legame con il nostro territorio è dovuto al fatto che la sua foto è apparsa sulla pagina Facebook del club Safari Italian Chapter (https://www.facebook.com/groups/394892094047998) che ha sede proprio a Biella in pieno centro storico. Il veterinario è uno dei 218 amici del sodalizio. Tanto per spiegarne le finalità, l’associazione biellese «è dedita – come si può leggere sul suo sito web – alla conservazione della natura e difesa della caccia».

Il caso è esploso nei giorni scorsi quando il veterinario, che tra l’altro dal 1999 è anche direttore sanitario del canile comunale di Caluso, ha postato sulla pagina dell’associazione biellese le foto della sua ultima impresa. Non bisognava essere particolarmente preveggenti per ipotizzare che l’immagine, ancora più dopo il caso di Cecil (il leone dello Zimbawe ucciso da un ricco dentista statunitense), avrebbe scatenato il finimondo. E così è stato.

Gli animalisti, sul web, dapprima si sono indignati e quindi scatenati postando insulti e minacce a raffica nei confronti del professionista torinese. Che da parte sua ha tentato di difendersi rilasciando un comunicato stampa: «La professione di veterinario – ha scritto Ponzetto nella sua nota – non è incompatibile, né sotto il profilo deontologico né sotto quello morale, con attività di caccia o safari, praticate nel rispetto delle vigenti leggi». Il comunicato continua ricordando che «il dottor Luciano Ponzetto è uno stimato veterinario (a cui si rivolgono numerosi colleghi del panorama locale per operazioni chirurgiche e ortopediche di particolare complessità) non può perciò limitare il suo diritto a svolgere attività hobbistiche e queste ultime, a loro volta, non possono essere utilizzate in modo strumentale per ingenerare presso l’opinione pubblica un’immagine negativa, sia moralmente che professionalmente».

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