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Venire in treno a Biella? Ci rinuncio, faccio prima ad andare a Roma

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«Stavo pensando di venire a Biella un sabato di luglio, ma con il treno è impossibile. Ci sono troppi cambi». Inizia così il messaggio inviato da un ragazzo di Genova a un amico che vive nella nostra città.

Poche semplici parole che descrivono meglio di tanti ragionamenti l’isolamento in cui versa il nostro territorio, le ripercussioni sul suo sviluppo e l’importanza dei collegamenti ferroviari.

Giovanni, questo il nome del trentenne genovese, avrebbe voluto raggiungere Biella il 16 luglio per assistere a un concerto, una delle esibizioni in programma nell’ambito del Reload Sound Festival, che quel giorno vedrà salire sul palco Nòe, Giorgio Poi e Whitemary. Avrebbe voluto, appunto. Perché difficilmente lo farà dopo aver scoperto l’odissea che attende chi si mette in viaggio verso il Mucrone a bordo di un treno.

Qualcuno obietterà che può usare l’auto, ma la verità è che sempre meno gente, soprattutto tra le nuove generazioni, utilizza la macchina per i propri spostamenti. Vuoi per il costo, vuoi per una maggiore attenzione all’ambiente. Basta dare un’occhiata ai dati: i passeggeri sui treni Alta Velocità sono passati dai 6,5 milioni del 2008, ai 40 milioni del 2018. Più 517%. Solo per quanto riguarda Trenitalia.

Una rivoluzione nella mobilità che vede il Biellese al palo. E non sarà il contentino dei due diretti al giorno per Torino a cambiare le cose.

Ma entriamo più nel dettaglio, prendendo ad esempio proprio la tratta Genova-Biella. In auto, sono poco più di 180 chilometri di distanza e circa due ore di viaggio. Costo stimato tra pedaggi e carburante: circa 30 euro.

Il treno è decisamente più vantaggioso: il biglietto base – scegliendo solo regionali veloci – è di 18,25 euro. Peccato che il tempo di percorrenza sia più che raddoppiato: tra le quattro e le cinque ore, a seconda dell’orario di partenza. Giusto per farsi un’idea, ce ne vogliono soltanto tre per andare da Milano a Roma. Per carità, si parla di Frecciarossa e delle due più importanti città italiane, però il confronto, con tutte le dovute proporzioni, resta impietoso.

«Ho visto, è incredibile – è stata la risposta del genovese dopo che l’amico imbarazzato gli ha confermato quali sarebbero stati i cambi e i tempi del percorso in treno -. Non ci credevo, mi pareva troppo strano…».

Molto probabilmente alla fine opterà per un weekend a Roma, con tanti saluti al concerto di uno dei suoi artisti preferiti a Biella. D’altro canto, nella stessa giornata, partendo alle 7 del mattino da Genova si arriva nella capitale in meno di cinque ore, spendendo appena 11 euro in più rispetto al viaggio verso Biella e senza dover fare cambi.

Giovanni, nel suo piccolo, avrebbe contribuito al successo di un evento biellese, avrebbe dormito in una struttura del posto e consumato nei nostri bar e ristoranti.

Vorrei, ma non posso. E non “posto”. Sì, perché di sicuro, non venendo, non potrà nemmeno pubblicare sui social le foto della bella serata trascorsa a due passi dal torrente Cervo, promuovendo indirettamente il territorio e le sue proposte e comunicando alla sua “bolla” che esistiamo e abbiamo qualcosa da dire e da dare.
Giovanni è soltanto una persona, ma quanti – come lui – rinunciano a venire a Biella per gli stessi motivi? Quanti giovani studenti potrebbero spostarsi dalle altre province per venire a frequentare i corsi di Città Studi se fossimo meglio collegati? Quanti cittadini di Torino o di Milano potrebbero immaginare di trasferirsi nella ben più economica Biella, se avessero a disposizione delle infrastrutture che quotidianamente gli consentano di raggiungere il posto di lavoro senza grosse difficoltà?

Magari sarebbero comunque pochi, ma è un quesito che in un territorio che invecchia e si impoverisce vale la pena di porsi, soprattutto quando si fanno progetti e proclami per attrarre turisti e residenti. Bisogna porsi domande e trovare risposte, perché la sensazione è che, ancora una volta, stiamo perdendo il treno.
Matteo Floris

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