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Vacanze necessarie anche per i caregiver

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Vacanze necessarie anche per i caregiver.

Indagine

Biellesi concordi, solo il 10% pensa che assistere in prima persona un familiare non autosufficiente non ammetta pause nemmeno in questo periodo

 

Ma come fare? Il 43% si affiderebbe a un altro parente, il 39% a un’associazione di volontariato

 

Il tema è molto sentito anche a Biella dove ben il 78% dei cittadini conosce famiglie che hanno affrontato questa situazione.

 

ono milioni in tutta Italia, da nord a sud. Assistono un proprio familiare – come un figlio, un genitore, un coniuge – disabile, malato, comunque non autosufficiente. Un’attività molto faticosa quella dei cosiddetti caregiver, che si svolge all’interno delle mura domestiche per molte ore ogni giorno o addirittura a tempo pieno. Cercando un equilibrio che spesso diventa impossibile con il resto della famiglia, il lavoro, gli impegni quotidiani. E che obbliga a una vita di rinunce, difficoltà e sacrifici.

L’arrivo dell’estate, però, è anche per i caregiver il momento di prendersi finalmente una pausa: così la pensa la stragrande maggioranza dei biellesi, secondo i quali un po’ di riposo è fondamentale per recuperare le forze e riprendere al meglio, al rientro, l’attività. Solo il 10% infatti pensa che nemmeno in questo momento dell’anno ci si possa concedere un, pur breve, periodo di vacanza.

È quanto emerge dall’ultima ricerca dell’Osservatorio di Reale Mutua sul welfare1.

Ma come organizzare la pausa senza ridurre le cure del proprio caro? Per quasi un biellese su due (43%) la soluzione migliore è affidarsi a un altro parente in grado di sostituirlo, il 39% si affiderebbe a un’associazione di volontariato o a una struttura ad hoc e un ulteriore 35% a un servizio di assistenza domiciliare con personale esperto.

Assistere con continuità un familiare in stato di bisogno può essere infatti un compito molto gravoso, che condiziona la vita del caregiver in molteplici aspetti: secondo gli intervistati, i principali contraccolpi sono le ricadute economiche (59%) per i costi legati all’assistenza.

A preoccupare sono però anche i contraccolpi psicologici (49%), che possono manifestarsi con stati di ansia, depressione o persino senso di colpa, gli effetti sulla salute stessa di chi assiste (49%) e sulla sfera personale e lavorativa (47%) con rinunce alla carriera, agli svaghi e al tempo libero.

Le difficoltà aumentano, poi, se il caregiver non dispone di risorse economiche sufficienti (49%), deve far fronte ai compiti di cura da solo (43%), senza una rete relazionale solida a cui affidarsi, magari abitando lontano dalla cerchia familiare (39%).

Ma non solo: dedicarsi anima e corpo a questa attività porta spesso a mettere in secondo piano le proprie esigenze, fino ad adottare comportamenti errati e pericolosi. Secondo i biellesi, fra i principali rischi c’è quello di non dedicare tempo alle relazioni sociali (45%), ma anche quello di non chiedere aiuto e pensare di poter fare da solo (43%), addossandosi in toto i compiti di cura, di lasciarsi assorbire al punto da trascurare la propria salute (35%), rimandando o addirittura non sottoponendosi a visite ed esami medici, o di annullare i rapporti con gli altri membri della famiglia (39%).

Che cosa può aiutare allora il caregiver nella sua attività? Al primo posto, dicono gli abitanti di Biella, misure di sostegno economico (47%) e forme di conciliazione vita-lavoro (47%), che permettano un’organizzazione più flessibile degli orari. Importante sarebbe inoltre poter contare su un sostegno psicologico (35%), ricevere informazioni sulla patologia in questione (31%), ma anche conoscere le diverse soluzioni di assistenza disponibili per il caregiver stesso (27%), fino alla possibilità di delegare a terzi alcune attività quotidiane, come la spesa (25%). Un ulteriore 22% ritiene utili i servizi di telemedicina, con cui è possibile monitorare e inviare a distanza i parametri vitali dell’assistito.

Il tema della non autosufficienza ricopre un ruolo centrale nell’ambito del welfare in Italia. Occorre però sapere che, accanto alle persone che soffrono di queste gravi problematiche, molte volte sono i familiari stessi a far fronte direttamente ai compiti di cura, dedicando tempo e risorse all’assistenza dei loro cari. Proprio questo è il tema che abbiamo voluto affrontare con il nostro Osservatorio, portando alla luce le percezioni degli italiani rispetto a un fenomeno di forte attualità.” – Commenta Marco Mazzucco, Direttore Distribuzione Marketing e Brand di Gruppo – “Come Reale Mutua, siamo molto sensibili a questo tema e offriamo soluzioni domiciliari che permettono di migliorare sia l’assistenza e la cura dei pazienti sia la quotidianità di chi sta loro vicino, anche attraverso soluzioni tecnologiche”.

 

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