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Una statua della Madonna

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L’opera potrà essere realizzata con tecniche e materiali liberamente scelti, purché vengano assicurate le caratteristiche di assoluta stabilità, durata nel tempo e non sia di pericolo e di ostacolo data la sua ubicazione su spazio pubblico.

Partiamo da qui, dai desiderata di una parrocchia cittadina. Niente da fare: lo slancio creativo è ormai diffuso, in una città che si è risvegliata improvvisamente creativa e brandizzata come si deve. E non è quello il punto, ma vediamo come arrivarci.

Una parrocchia locale, in occasione del quinto centenario dell’incoronazione della Madonna d’Oropa intende realizzare un’opera d’arte a lei ispirata. Una dichiarazione d’intenti riservata a giovani artisti tra i 18 e i 35 anni, definita “concorso di idee”, con tanto di bando e modulistica accessoria. Fin qui, tutto bene. Anche a casa, tutti bene.

Sottraendo tempo alla vita reale, me lo sono preso per cercare, leggere e rileggere i documenti relativi, disponibili sul sito della parrocchia. So che, per quanto mi riguarda, è cosa un po’ da pazzi, ma la notizia m’incuriosiva; anche se non ho l’età (siamo pur in odor di Sanremo, no?) e nemmeno le abilità necessarie.

Dopo aver letto, ho riletto perché qualcosa non mi tornava. Poi ho riletto ancora, sai mai che quel qualcosa mi sia sfuggito. Invece no. Non mi era sfuggito: proprio non c’era, quel qualcosa. Insomma: la parrocchia imbastisce formalmente un bando e i suoi accessori e in nessuno di questi documenti è previsto un compenso per chi vincerà e realizzerà l’opera. Come se le idee non avessero un valore, come se la sua realizzazione non comportasse dispendio di tempo, impegno ed energie. Si sa: agli “artisti” basta la soddisfazione di veder realizzata l’opera del proprio ingegno. Per il resto vivono d’aria. Per lo più fritta da chi s’inventa e scrive bandi come questo.

A questo punto mi aspetterei un bando per la revisione di tutti i rubinetti della parrocchia e riservato agli idraulici. All’idraulico vincitore l’onore di sistemarli tutti aggratis. Ma mi sa che non sarà così. Difatti, estraggo ancora dal bando: “La giuria selezionerà l’opera vincitrice tenendo conto dell’attitudine al tema e alle caratteristiche sopraindicate, oltre che al costo dell’opera stessa, e provvederà alla posa dell’opera e al rimborso dei materiali”. Quindi i soldini per la posa dell’opera e per i materiali ci sono, quelli per l’idea e il lavoro per realizzarla no.

Ecco, questo è il punto di cui parlavo prima. E, attenzione, non è certo un problema che riguardi la sola parrocchia in questione, qui assurta solamente a esempio e pretesto per parlarne. Per un malinteso pragmatismo, questa città, ora creativa, ha sempre confuso l’ingegno e l’arte con l’hobbismo. E l’hobbismo, ça va sans dire, lo pratica chi ha tempo da perdere.

Dico questo perché forse, da che siamo così certificatamente creativi, è necessario un cambio di paradigma. C’è da dotarsi di strumenti per dividere la pula dal grano – è una metafora, eh! – laddove la pula è l’impegno amatoriale e il grano l’arte o qualcosa che le somiglia, e interpretare il lavoro creativo come lavoro, appunto. E averne infine rispetto. Anche e soprattutto dal punto di vista economico.

Per tornare al concorso d’idee parrocchiale, vien da rammentare che si dice “concorso d’idee”, prendendo spunto e citazione dal codice appalti: la “Modalità prevista dalla normativa per l’affidamento di incarichi di progettazione a tecnici esterni (…) Alla migliore proposta ideativa spetta un ‘congruo premio’”. Ecco.

Questo spetterebbe, e senza la pretesa dichiarazione, per ogni partecipante e non per il solo vincitore, “di essere consapevole che la Parrocchia potrà utilizzare o meno, a proprio insindacabile giudizio, il materiale pervenuto senza la corresponsione di alcun compenso o rimborso spese per esso se non quelli espressamente previsti dal bando di concorso, rinunciando dunque in via definitiva a qualsivoglia pretesa, anche di carattere economico, in relazione alla pubblicazione e allo sfruttamento del materiale prodotto”.

Fortuna che il bando recita che la partecipazione al concorso è gratuita: grazie a questa generosa disponibilità, per lavorare gratis non devi neanche pagare.
Lele Ghisio

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