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Attualità

Suicidio assistito e diritti civili

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Il commento di Vittorio Barazzotto

Dalle prime pagine dei giornali di questi giorni si è alzata un’invocazione postuma al diritto all’autodeterminazione: il giovane Dj Fabo ha voluto dare alla sua scelta e alla sua morte un’eco mediatica. L’ha voluto fare dopo aver combattuto una strenua battaglia personale per il diritto a morire, mediante suicidio assistito. Un diritto acquisito in virtù delle sue condizioni di vita, conseguenza di un drammatico incidente. Ora, senza prendersi la briga di una disquisizione etica che richiederebbe tempi e luoghi ben diversi da queste righe, siamo qui a discuterne effetti e dinamiche sociali. E, perché no, politiche. Già, perché, a quanto pare, questi dieci anni che ci separano dalla morte di Eluana Englaro, e dal caso allora sollevato, non sono serviti proprio a nulla. Se non a prendere atto che la società evolve e la politica non tiene il passo. E, a malincuore, lo dico da uomo politico rivendicando anche il mio status di cittadino.
Ora pare che il prossimo 13 marzo la legge sul testamento biologico venga finalmente discussa alla Camera. Ancora una volta la politica rincorre la società e tenta di legalizzare l’esistente, quasi il cittadino non fosse mai “soggetto politico” attore del quotidiano e portatore di istanze. Le discussioni e le decisioni sui diritti civili vengono sempre procrastinate, in nome forse di chissà quale credo ideologico o religioso. Ma i diritti civili, in quanto tali, non hanno nulla di ideologico o religioso (l’individuo resta libero di aderire conformemente alla sua fede nell’atto o meno di esercitare un diritto). Sono esigenze che impattano con la nostra quotidianità, e l’accesso a qualsiasi diritto non deve essere impedito da norme e codici non più al passo con la realtà di una società in costante evoluzione.
Ampliare le vedute, anche in termini legislativi, sui diritti civili non toglie nulla a nessuno e per molti ha un significato tangibile sulla propria esistenza, soprattutto in casi in cui la persona compie un percorso doloroso e drammatico. Come il diritto a una buona morte a cui dovremmo tutti concretamente aspirare. Il fine vita, o la rinuncia all’accanimento terapeutico, sono temi importanti che vanno risolti da una società responsabile. Anche politicamente.  

Vittorio Barazzotto

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