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«Sempre fiero di essere stato alpino nella Brigata “Julia”»

Zeffirino Zarantonello, classe 1931, prestò servizio militare sul confine jugoslavo

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«Sempre fiero di essere stato alpino nella Brigata “Julia”»

«Sempre fiero di essere stato alpino nella Brigata “Julia”». Zeffirino Zarantonello, classe 1931, è nato a Valdagno, in provincia di Vicenza. Si è trasferito in Piemonte nel 1963. Fiero di essere stato alpino prestando servizio militare, oggi i ricordi ritornano sfogliando l’album delle fotografie in bianco e nero.

«La prima a trasferirsi in Piemonte, a Lessona, nel 1961, è stata la sua futura moglie, Anna Reniero, classe 1938, la mia mamma – spiega il figlio Moreno. Che lo aiuta a ricostruire la sua storia, perché la memoria negli ultimi tempi gioca un po’ brutti scherzi -. Quando poi si sono sposati, nel 1964, sono venuti ad abitare a Cossato. Nella vita papà ha sempre fatto l’imbianchino, da quando aveva 17 anni, fino al 1993. Nell’attività sono poi subentrato io. La patente non ce l’ha più. Quando ha compiuto 90 anni non l’ha più voluta, riconoscendo che non se la sentiva di guidare ancora».

«Sempre fiero di essere stato alpino nella Brigata “Julia”»

Zeffirino ha prestato il servizio militare nel 1953. Aveva fatto l’addestramento, il Car, a Belluno. Era poi stato destinato alla Brigata alpina “Julia”, sempre in Friuli.

«Un giorno, durante le esercitazioni, papà è stato fatto uscire dalle righe e il capitano aveva detto al cuoco, che gli stava accanto: “Cosa ne pensi di Zarantonello?”. “Per me va bene”, era stata la risposta del cuoco, uno bravo, originario di Milano. Papà aveva detto loro che non sapeva cucinare, ma l’avevano tranquillizzato: gli avrebbero insegnato. È stato così in cucina, come aiuto cuoco, a preparare i pasti per la mensa degli ufficiali nelle caserme di Tarvisio e di Pontebba».

Zeffirino spesso ripete: «Ma sai quanti anni sono passati!». Riusciamo a raccontare la sua esperienza anche con l’aiuto della moglie Anna e con l’album delle fotografie. Sfogliamo le pagine insieme. Uno scatto ritrae Zeffirino in divisa con il cappello da alpino. Sul retro c’è scritto: “I baffoni di mio nonno”, 8 gennaio 1954, a intendere lo stesso stile. Da un’altra immagine, apprendiamo che apparteneva al Terzo plotone, Nona squadra, Compagnia “Cividale”. Su altri scatti appare con la tuta mimetica e i calzettoni bianchi da marcia, accanto all’amico Giuseppe. Sul retro dell’immagine si legge: “Le tazzine sempre zeppe a ognuno, oppure vino, questo è il motto di Zeffirino”.

«C’era un compagno che si chiamava Storti, era più alto di me di almeno venti centimetri – ricorda a questo punto Zeffirino – e c’erano i muli. Quando uscivamo a fare le marce, ognuno aveva un mulo a cui badare».

Zeffirino era stato sul confine con la Jugoslavia, in un clima di allerta. Nell’autunno del 1953, come si apprende dalle fonti storiche, c’era stata una concentrazione di truppe italiane e jugoslave nelle zone di confine. I due Paesi di fatto rischiarono di scontrarsi in un conflitto armato per il controllo di Trieste.

Il discorso vira poi sull’argomento cibo, che accende di nuovo i ricordi. Tornato a casa dal servizio di leva, a cucinare era lui, soprattutto i piatti tipici della tradizione veneta. «Facevo gli osei con la polenta – racconta ancora -. Ne mettevo tre file nel piano alto dello spiedo, mentre la polenta andava sul ripiano basso».

«Finché se la sono sentita – conclude Moreno Zarantonello – mamma andava ad aiutare gli Alpini di Cossato in sede, papà invece no, ci andava soltanto a mangiare. Lui è anche appassionato di spiedo, perché gli è sempre piaciuto andare a caccia, anche se adesso non ci va più».
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