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“Scoprire la leucemia è stato un duro colpo”

Una vita movimentata e bella quella di Emilio Zanini, fino al 9 settembre 2020, quando gli diagnosticano una forma di leucemia acuta

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emilio zanini

COSSATO – «Ho vissuto con entusiasmo. Molte delle mie iniziative sono andate a buon fine. Ho sempre cercato di sentirmi vivo e sono arrivato a compiere 80 anni, il primo della mia famiglia composta da dodici fratelli».

È così che Emilio Zanini, che oggi ha 86 anni, inizia col raccontare la sua esperienza. Una vita movimentata e bella fino al 9 settembre 2020, quando facendo degli esami di controllo, gli diagnosticano una forma di leucemia acuta.

“E’ stata come una pugnalata al cuore”

«Mi hanno detto di presentarmi con urgenza nel reparto di Emotologia dell’ospedale, e pensare che il giorno prima ero andato in montagna. Quella comunicazione è stata come una pugnalata al cuore. Non ho trovato parole. Il medico mi ha spiegato che avrei dovuto seguire cure per un periodo lungo, da due a sei anni. Io ne ho 86, comunque mi sono adeguato con molta serenità. Era la cosa da fare per tornare a stare bene. Sono poi seguiti dieci giorni di ricovero in isolamento, perché il mio corpo non aveva più difese. Come si dice, se la mente accetta, anche la cura funziona meglio».

Una forte crisi durata quattro mesi

Emilio ha avuto una crisi forte durata quattro mesi. La cura gli ha tolto energia e appetito. «Sono dimagrito, fino a non essere più la roccia che gli amici avevano sempre visto in me. L’aver però accettato la malattia e la cura, e aver avuto accanto persone che mi hanno aiutato, anche se di mio sono di indole positiva, è servito. Trasformo sempre le situazioni brutte in buone».

Durante il primo ricovero, essendo appassionato di fotografia, Emilio ha iniziato a fare la scansione elettronica di un migliaio di diapositive e il tempo è trascorso meglio.

La scrittura e la passione per la fotografia per non pensare alla malattia

«Nel corso del secondo ricovero, di nuovo in isolamento, mi sono messo a scrivere la biografia della mia vita. Un modo per non pensare alla malattia. Spegnevo la televisione e scrivevo e lo stesso ho continuato a fare a casa, completando il racconto e trascrivendolo poi a computer. Il testo adesso è nella mani di un amico che lo rilegge per poterlo pubblicare».

La biografia dovrebbe essere pronta in autunno, per uscire in libreria a Natale.

Il suo segreto? A motivarlo, pare contribuiscano gli amici, che come riferisce, hanno mediamente trent’anni meno di lui. «È curioso, lo so. Certamente mi aiuta ad avere fiducia in me stesso, e poi ho avuto un’infanzia meravigliosa, povera, ma bellissima».

Emilio ha lavorato per cinquant’anni nel settore tessile, da dipendente e da consulente, attività che l’ha portato a viaggiare in Europa, ma anche fino alla Terra del Fuoco e in Perù. Oltre a essere appassionato di fotografia, di cui conserva 350mila fotografie digitali e 17mila diapositive, è amante della musica classica, che ascolta spesso.

“Ora sto meglio. E’ importante sorridere sempre, anche da ammalati”

«A un anno dalla scoperta della malattia, ora sto bene. Ricomincio a fare le mie camminate, senza forzare, e continuo le cure di mantenimento con i cicli di chemio. Comunque è importante sorridere sempre anche da ammalati perché aiuta, aiuta tanto».

In stile Emilio però, non possiamo concludere senza raccontare dei festeggiamenti per i suoi 80 anni alla Capanna Regina Margherita, a 4.554 metri di altitudine. «Ho camminato per otto ore sul ghiaccio con i ramponi. Sono arrivato stravolto. Dopo cena, con la sala ancora piena di turisti, la luce si è spenta. Era presto, ma ho pensato che fosse ora di andare a dormire. Invece è apparsa una ragazza con la torta di compleanno. Subito credevo fosse per qualcuno in sala, poi ho notato la candelina con il numero ottanta e ho capito che il festeggiato ero io. È stato uno dei momenti più emozionanti della mia vita. Ho abbracciato la giovane e mi sono messo a piangere come un bambino – e anche a rievocare il momento, gli occhi brillano -. Persino i turisti hanno voluto fare la foto con me, neanche fossi un santo».

Anna Arietti

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