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Rifugiati, le risorse ormai scarseggiano

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Le cronache degli ultimi giorni, con le tensioni esplose attorno al Centro Accoglienza Migranti di Tor Sapienza a Roma, evidenziano la necessità di una corretta informazione rispetto alle situazioni che hanno portato migliaia di persone a scappare dal loro paese chiedendo protezione in Italia o in altri paesi europei, così come va fatta chiarezza su come viene attuata l’ospitalità nel nostro paese.

Le cronache degli ultimi giorni, con le tensioni esplose attorno al Centro Accoglienza Migranti di Tor Sapienza a Roma, evidenziano la necessità di una corretta informazione rispetto alle situazioni che hanno portato migliaia di persone a scappare dal loro paese chiedendo protezione in Italia o in altri paesi europei, così come va fatta chiarezza su come viene attuata l’ospitalità nel nostro paese.

I profughi sono donne, uomini, bambini che fuggono da guerre, povertà estrema e spesso hanno subito violenze, i loro diritti fondamentali sono stati violati. Qual è la situazione a livello locale? A fare il punto Paolo Gallana, presidente del consozio Iris.

A Biella è nato un progetto di comunicazione animato da persone che, nell’ambito delle loro competenze, contribuiscono come volontari a questa iniziativa.

Come opera il gruppo?

Il gruppo opera su internet animando un blog http://ioaccolgo.wordpress.com/ e su facebook https://www.facebook.com/ioaccolgo. Lo scopo è sfatare convinzioni diffuse non suffragate dai fatti.

La scarsa conoscenza gioca un ruolo fondamentale insieme al pregiudizio.

Si sta diffondendo l’idea di essere di fronte ad un’invasione che deve sopportare l’Italia senza che vi sia alcun supporto dagli altri paesi Europei. In base ai dati messi a disposizione dal Ministero degli interni al 30 settembre 2014 i rifugiati ospitati in Italia nelle diverse tipologie di centri di accoglienza erano complessivamente 61.536.

E in provincia di Biella quali sono i numeri?

Oggi si contano 153 richiedenti asilo che vivono in strutture diverse, di queste 21 sono ospiti nel servizio promosso dall’IRIS e dal CISSABO che fa capo al Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR), gestito dal consorzio di cooperative “Filo da Tessere” e Caritas Diocesana.

Qualche dato sul numero di persone che hanno rischiesto protezione internazionale?

Dal mese di agosto 2013 al 31 ottobre 2014 in Italia sono state 44.414. Mediamente il nostro Paese respinge circa il 30% delle domande. Si stima che nei primi 9 mesi dell’anno siano sbarcate nelle coste italiane circa 150.000 persone, più di 100.000 lasciano l’Italia per andare verso paesi del centro e del nord Europa. Tra gennaio e marzo 2014 la Germania ha registrato 36.890 richiedenti asilo, la Francia 15.885, la Svezia 12.945, l’Italia 10.700. In Germania si registrano 465 rifugiati ogni milione di abitanti, in Svezia 1355, a Malta 475: in Italia 180 (dati relativi al primo semestre 2014. Tratti da “Io Accolgo” – fonte Eurostat).

E’ vero che  ad ogni profugo il governo italiano oltre a fornire vitto e alloggio garantisce 35€ al giorno?

No, si tratta di una falsità. In realtà l’Emergenza Mare Nostrum prevede lo stanziamento di 35 euro al giorno (Iva esclusa) per l’accoglienza di chi – sbarcato sulle coste italiane – presenta richiesta di protezione internazionale. Questa cifra serve per pagare le strutture di accoglienza (italianissime), l’assistenza (obbligatoria: il Ministero dell’Interno richiede la presenza di operatori nelle strutture 24/24h), il pasto (anche in questo caso è la stessa normativa a vietare che i richiedenti asilo possano autogestirsi). Il denaro dato ad ogni rifugiato presente in strutture temporanee di accoglienza, ammonta a 2,50 euro al giorno, viene erogato attraverso una carta prepagata e serve per l’eventuale acquisto di una scheda telefonica, qualche prodotto alimentare, sigarette, biglietti per il trasporto pubblico.

Tra i valori fondanti di una comunità di uomini vi deve essere quello di salvare delle vite umane e porre le persone nelle condizioni di avviare un percorso per vivere una vita dignitosa.

Proprio così. La pubblica amministrazione deve fare la sua parte, la comunità civile la sua e le persone accolte devono essere capaci di ricevere quanto gli viene offerto impegnandosi in un cammino verso l’autonomia nel rispetto delle persone e della comunità che li ha accolti. E’ condivisa l’opinione che alcune norme che regolano l’accoglienza debbano essere riviste, soprattutto prevedendo percorsi che portino più rapidamente i rifugiati verso una situazione di autonomia, coinvolgendoli nella gestione della loro quotidianità, prevedendo forme di collaborazione con le comunità locali che li accolgono.

Cosa vede all’orizzonte?

Preoccupa la prospettiva che si apre nei prossimi mesi. Il 1° gennaio 2015 termina l’accoglienza e con essa le risorse economiche che oggi consentono di fornire servizi professionali ai rifugiati. Si può sperare in una proroga, ma questa sposta solo il tempo in cui il problema si presenta. E’ urgente individuare proposte e percorsi che aiutino queste persone a rendersi autonome e ad integrarsi nelle realtà sociali in cui vorranno vivere, divenendo una risorsa in grado di contribuire ad una rigenerazione del tessuto sociale. Questo non potrà avvenire se tutto sarà lasciato al caso.

Cosa è necessario fare?

Occorre nelle prossime ore avviare un gruppo di lavoro che elabori proposte e promuova soluzioni anche innovative.  L’aiuto alle persone che scappano da condizioni di morte non fa perdere di vista la necessità di dare una risposta più efficace alle famiglie che in Italia vivono in condizioni di povertà assoluta. Diverse amministrazioni comunali del Biellese in questi mesi si sono rivolte al Governo per chiedere una misura di sostegno a queste famiglie volta a farle uscire dalla povertà. Nel frattempo i servizi sociali nel Biellese, molti comuni e le associazioni di volontariato sociale stanno cercando strade percorribili per aiutare le famiglie in situazioni di bisogno. C’è la consapevolezza che quello che si sta facendo non da risposte adeguate, mancando una misura nazionale di contrasto alla povertà, ma c’è la volontà di fare il meglio possibile.

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