Attualità
Quello “stronzo” di Omar Ronda

L’ultimo selfie che Omar Ronda ha mandato lo ritraeva sul letto di ospedale, a dorso nudo, con la pancia sventrata da un intervento chirurgico e, in bella mostra, il “buco” nel quale si applica la sacca intestinale. Immagine dolorosa quanto una coltellata alla schiena. Lui però era così. Provocatorio, diretto. Senza freni e senza limiti. Un po’ come il titolo di questo articolo, volutamente forte per essere in sintonia con il personaggio.
L’ultimo selfie che Omar Ronda ha mandato lo ritraeva sul letto di ospedale, a dorso nudo, con la pancia sventrata da un intervento chirurgico e, in bella mostra, il “buco” nel quale si applica la sacca intestinale. Immagine dolorosa quanto una coltellata alla schiena. Lui però era così. Provocatorio, diretto. Senza freni e senza limiti. Un po’ come il titolo di questo articolo, volutamente forte per essere in sintonia con il personaggio.
Omar è stato un eccellente artista, ma è stato soprattutto un uomo geniale, pirotecnico, dall’entusiasmo incontenibile. Una forza della natura.
Con il cancro che già gli mordeva fegato e pancreas ha viaggiato per il mondo. Ha realizzato progetti importanti. Ha fatto vedere a tutti come si convive con il terribile male. Ha lottato come un leone, affiancato da Mariella, amata compagna di una vita, e dagli angeli del Fondo Tempia, che non smetteva mai di ringraziare, a partire dalla direttrice sanitaria Adriana Paduos.
Proprio al Fondo, Ronda ha dedicato l’ultima parte della sua esistenza, organizzando ogni tipo di evento per raccogliere denaro, ma anche per testimoniare l’importanza straordinaria del lavoro che il Fondo svolge.
Omar però non era solo amato. Era anche detestato. Purtroppo, non tutti hanno la capacità di cogliere il valore della provocazione intellettuale. La “Merda d’artista” talvolta è solo merda. Le emozioni che suscita, siano esse positive o negative, non contano. Solo e sempre di merda si tratta.
L’ultima volta che l’abbiamo sentito, poche settimane fa, Omar piangeva addolorato per il modo in cui in ospedale era stato accolto un suo ironico articolo, pubblicato proprio da questo giornale. Il pezzo non faceva riferimento diretto al nosocomio cittadino, però medici e infermieri del reparto dove Ronda era ricoverato si erano sentiti chiamati in causa. «Da quando è uscito l’articolo non mi guardano neanche più in faccia – ha raccontato – Ho anche udito uno dire: “Questo stronzo merita solo di morire”».
Ora Ronda è morto. Gli stolti possono gioire. Noi, invece, lo ricorderemo con immenso affetto, onorati di essere stati suoi amici.
Massimo De Nuzzo
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