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Quel guardrail fotogenico

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Fonzarelli di provincia

BIELLA – Di selfiesmo compulsivo ne abbiamo già parlato parecchio, ma comincio a temere che l’averci a che fare quotidianamente faccia scivolare lentamente la chiacchiera sulla china dell’ossessione. Mi sa che parlarne somigli più a un incosciente esorcismo piuttosto che a una reale necessità. Del resto, in tempi così grevi di tragedia e malumore, qualche leggerezza ci può distrarre dall’incombenza virale e dai limiti che c’impone. In ogni caso, in questa rubrica che attinge parecchio all’immaginario pop per proporre elementi di riflessione, ci sta che l’inutile attragga qualche attenzione.

Si sa che ormai da tempo il cerchio si è ben chiuso: quello dell’economia circolare dell’informazione che attraversa, andata e ritorno, i media tradizionali e i social d’ogni ordine e grado. A prima vista ciò accade spesso con un triste gioco al ribasso, con i media, quelli in qualche modo istituzionalizzati, che adattano la loro grammatica all’approssimazione del rumore di fondo che la moderna tecnologia permette più democraticamente di quanto avremmo mai pensato. Quindi, in ultima analisi: il selfiesmo (o pratiche assimilabii), singolo o di gruppo, non è né il male assoluto, né nocivo di per sé. Al di là del suo aspetto onanistico di compiacimento personale, si configura come una rappresentazione pubblica dell’io, o del noi, a portata di chiunque, digital divide permettendo.

La fotografia digitale, e la successiva possibilità di diffusione capillare, ha risolto la fame d’immagini delle testate giornalistiche, da cui sono prontamente scomparse figure professionali che un tempo vi si dedicavano: i fotografi di redazione. Una situazione che, di fatto, ha creato il cortocircuito dell’immagine, che s’incontra indifferentemente sulla “carta stampata” (un’accezione che andrebbe in qualche modo rivista) e online: la stessa, in una replica multimediale di se stessa. In buona sostanza: la fotografia che troviamo sui giornali sempre più spesso coincide con quella in circolazione sui vari social, in bacheche pubbliche e personali.

Anche la comunicazione istituzionale dei vari livelli amministrativi, si confonde con quella informale dei singoli amministratori coinvolti. Alcuni di questi agiscono con consapevole sobrietà, altri preferiscono invece godere dell’ebbrezza della sovraesposizione. La discussione su quale sia la postura più redditizia in termini di visibilità e consenso è ancora aperta; quella su quale sia più opportuna invece no.

Uno degli evidenti elementi di discontinuità tra l’attuale amministrazione cittadina e quella precedente è proprio il rapporto mediatico tra giunta in carica e cittadini: troppo parca di narrazione, percepita genericamente come distanza, l’una e fin troppo generosa, eufemisticamente, l’altra, attualmente in carica. Forse è proprio nel mezzo, che si possono scorgere le opportunità virtuose.

Invece ci si è fatti prendere la mano: per un sindaco che sguazza tra le pacche sulle spalle e le dirette Facebook, spesso allestite per ribadire il nulla e meno per necessità, c’è un vice che impazza nel dispensare a piene mani il suo immaginario (nel senso di corredo di immagini). Lo ricordiamo con un collega di giunta, munito di elmetto per combattere con forza contro un cordolo; rivendicare una mobilitazione nel fine settimana per sistemare un paio di coni a segnalazione di un buco urbano; imbucare mascherine come fossero lettere raccomandate.

Mentre scrivo monta la polemica su un deputato leghista piemontese, così preso dal suo ruolo da recarsi in visita al reparto di terapia intensiva all’ospedale di Borgomanero e postare su Facebook sue foto ricordo accanto agli intubati. A testimonianza, dice lui. Ma porca miseria, vien da dire a me.

Comunque, pure io mi sono fatto prendere la mano dal ragionamento. In realtà scaturito da un articolo di un giornale locale che mi ha strappato un sorriso: il ritorno del guardrail in via Golzio. Detta così non rende; perché ben venga, anzi ben ritorni, il guardrail in via Golzio e bene fa questa giunta ad ascoltare le istanze dei cittadini e a risolverle quando può. Ma che tutto questo sia testimoniato in gran pompa con foto di sindaco e due assessori, ingiaccacravattati distanziati e mascherati per lo scatto, con guardrail alle spalle, francamente… fate voi.

Lele Ghisio

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