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Attualità

Quei falsi pregiudizi sulla mia città

Fra le righe, la rubrica di Enrico Neiretti

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Nello scorso fine settimana ho seguito alcuni degli appuntamenti del festival letterario #fuoriluogo. Mi vergogno un po’ a dirlo, ma per me è stata la prima volta.

Nonostante il festival sia ormai arrivato alla ottava edizione, sinora non avevo mai partecipato. Un po’ per scarsa informazione, un po’ per pigrizia, la manifestazione mi era sempre sfilata accanto come una confortante idea – dai, forse anche a Biella si fa qualcosa di bello – senza però che io mi mettessi in moto per andare a vedere.

Faccio ammenda qui e provo a riflettere su questa colpevole inerzia, su questa sorta di passività nei confronti degli stimoli esterni che, a conti fatti, diventa davvero un limite al vivere sociale.

Innanzitutto devo dire che #fuoriluogo è davvero un appuntamento affascinante: una serie densa di proposte culturali di differente intonazione – dalla letteratura alla politica internazionale, dall’economia alla storia, passando per le riflessioni sociali, la condivisione artistica, l’esplorazione della città – che aprono finestre luminose ed arieggianti sul vivere cittadino.

Le conferenze, ricche di spunti di interesse, si svolgono in diversi luoghi della città, coinvolgendo spazi affascinanti e sedi di progetti di grande respiro -uno su tutti la Cittadellarte – contribuendo dunque a creare un legame tra idee e territorio e dando consistenza ad una mappa ideale che congiunge tanti punti notevoli disegnando un profilo davvero stimolante.

Seguendo l’itinerario di #fuoriluogo si compie un cammino ricco ed emozionante, si vive uno di quei momenti in cui un evento sociale si trasforma in esperienza di crescita. Ma allora perché ci ho messo tanto a vincere la mia nefasta inerzia e a muovermi per fruire finalmente di una bella proposta culturale? E quante sono le occasioni che mi perdo soltanto perché il mio sguardo su ciò che accade vicino a me è spesso distratto e non coglie gli eventi significativi?

Forse, al di là dei fatti contingenti che spesso accampo come giustificazione -ero impegnato altrove, l’ho saputo tardi, non ce l’ho fatta- c’è nel rapporto con il territorio in cui vivo un evidente difetto: una distrazione, dettata forse da un vecchio pregiudizio, che mi fa pensare a che Biella, tutto sommato, non accade mai niente di significativo.

E invece non è così. E non soltanto in questa occasione, non soltanto per quanto riguarda #fuoriluogo, che è uno dei fiori all’occhiello della proposta culturale biellese, ma non è certo l’unico.

Altre iniziative continuano ad alimentare una visione nuova della nostra città. Spesso si tratta di piccoli appuntamenti, a volte sono proposte di nicchia. E in molti casi la promozione di questi eventi fa fatica ad arrivare davvero al pubblico.

Ma ciò che occorre per vivere la città in modo più vivo è l’interesse, è la curiosità, è la fiducia verso chi propone punti di vista diversi su ciò che crediamo sia consueto e conosciuto. Le visioni differenti sono in grado di svelare sempre qualcosa di nuovo.

Ecco, la settimana scorsa parlavo della mia difficoltà ad instaurare un nuovo rapporto con Biella dopo che sono cambiato io ed è mutata lei. Oggi penso che uno sguardo attento ed aperto alle novità possa essere il fondamento per una relazione matura con il luogo in cui vivo.

Enrico Neiretti

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