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Quando andavamo in giro per i paesi a distribuire l’Unità

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L’Unità chiude i battenti. Al suo posto ci sarà un giornale online ma con un nome diverso. Non so se le feste in programma  continueranno a chiamarsi de l’Unità visto che venivano organizzate in funzione di un giornale che non esiste più.
Per decenni nel Biellese e in Valsesia alla domenica ne sono state diffuse migliaia di copie abitualmente e in occasione delle diffusione straordinarie. 

L’Unità chiude i battenti. Al suo posto ci sarà un giornale online ma con un nome diverso. Non so se le feste in programma  continueranno a chiamarsi de l’Unità visto che venivano organizzate in funzione di un giornale che non esiste più.
Per decenni nel Biellese e in Valsesia alla domenica ne sono state diffuse migliaia di copie abitualmente e in occasione delle diffusione straordinarie.  Proprio in questi giorni, commentando l’imminente chiusura del giornale, Pierino Garavello, mi ricordava che a Pettinengo lui e un gruppo di compagni la diffondevano in paese tutte le domeniche, senza eccezione alcuna. La stessa cosa avveniva in molti altri Comuni del Biellese attraverso l’impegno dei militanti delle varie sezioni che all’epoca erano diverse decine. Mio padre era uno di questi. Era il primo impegno di lavoro che veniva affidato ad un giovane che si avvicinava al Partito Comunista o alla sua organizzazione giovanile. Doveva affiancare un compagno più anziano nella diffusione casa per casa. In occasione delle diffusioni straordinarie la tiratura superava il milione di copie.

Credo senza rese perché i giornali andavano venduti tutti. A Cossato se ne diffondevano normalmente 500 copie. In Valsessera nei Comuni di Pray e Coggiola in occasione della festa della Fagnana arrivavi anche alle 1000 copie. L’Unità premiava i diffusori che si distinguevano per assiduità di impegno e numero di copie vendute.
Le feste de l’Unità rappresentavamo l’altra faccia delle medaglia: come per la diffusione casa per casa erano un’occasione per finanziare il giornale e il Partito. Mi ricordo quando decidemmo di organizzare negli anni 80 la festa provinciale dell’Unita a Biella. La prima di una lunga serie si svolse di fronte ai giardini e dove poi sono furono realizzate l’Esselunga e le Torri con un programma ricco di iniziative e di dibattiti e in cui per la prima volta organizzammo alcuni importanti concerti musicali. Fu nostra ospita l’ambasciatrice cinese a Roma, ma la Cina non era ancora la seconda potenza mondiale e proprio per questo gli imprenditori biellesi che incontrammo in quei giorni ritennero di non dedicarle una particolare attenzione, sottovalutandone le potenzialità.
Il giornale fondato nel 1924 da Antonio Gramsci che lo chiamò in quel modo per sottolineare il valore della unità, non è  mai stato solo un giornale di Partito ma anche uno strumento di informazione.
È  sempre stato un giornale diverso dagli altri giornali di partito per la qualità e l’ ampiezza della informazione che erano in grado di garantire, attraverso un radicata e articolata rete di redazioni locali di cui a Biella hanno fatto parte in qualità di corrispondenti Franco Coda, poi diventato responsabile dell’Associazione Amici dell’Unità, e da Massimiliano Zegna e per un breve periodo Beppe Nicolo.
Credo che per molti di noi sia stato anche uno strumento di formazione politica. Era il primo giornale che molti di noi leggevano per primo anche perché gli articoli di fondo erano sempre scritti dal Direttore  o da dirigenti di primo piano della Segreteria e della Direzione del Partito.
Durante un Congresso della federazione del pci, Oscar Beltrame, un dirigente storico del Partito nel Triverese, ci ricordò  che per un iscritto al pci l’Unità era come la bussola per un marinaio e cioè essenziale per non perdere l’orientamento.
In questi decenni il giornale ha subito trasformazione profonde in ragione anche della impronta che seppero dare i vari direttori. Ha vissuto ed è  stato condizionato dai successi e dalle difficoltà del pci/pds/ds compresi i problemi che hanno investito e stanno riguardando la gran parte delle testate giornalistiche, nazionali e locali. Nel mondo della informazione hanno fatto irruzione nuovi strumenti e nuovi soggetti che stanno modificando il modo attraverso il quale ciascuno di noi si informa e sono in grado di trasmetterci in tempo reale una quantità incredibile di informazioni.
Ma questi straordinari cambiamenti  non spiegano la chiusura di un giornale che è stato qualcosa di particolarmente originale e, forse, di unico nel panorama informativo del nostro Paese. Molti dei giornali più importanti (La Stampa, il Corriere della Sera, il Sole 24 ore) hanno una anzianità molto superiore a quella dell’Unità. Eppure continuano ad esistere. La spiegazione è che la storia, la tradizione e ciò che il giornale ha rappresentato e rappresenta  nell’immaginario collettivo sono quanto di più lontano politicamente e ideologicamente  possa esistere da questo Pd e dalla cultura politica dei Renzi, dei Richetti, dei Rosato e della Boschi e di gran parte del gruppo dirigente nazionale e locale di questo partito.
Credo che molti di loro non abbiamo neanche mai letto l’Unità.  Pensare che qualcuno di loro potesse pensare di rilanciarla, magari rinnovandola radicalmente, era illusorio. Era un peso e un retaggio del passato del quale primo o poi bisognava liberarsi per rendere ancora più netta ed evidente la cesura con la storia che l’Unità ha rappresentato e rappresenta.
Wilmer Ronzani

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