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Qualità della vita, Biella migliora

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Qualità della vita: Biella è in controtendenza rispetto alle altre province piemontesi. E mentre altrove si vive peggio rispetto allo scorso anno, nella città della lana pare che le cose siano un po’ migliorate.  Questo almeno secondo  la sedicesima edizione dell’indagine condotta dall’università La Sapienza di Roma per Italia Oggi.

Qualità della vita: Biella è in controtendenza rispetto alle altre province piemontesi. E mentre altrove si vive peggio rispetto allo scorso anno, nella città della lana pare che le cose siano un po’ migliorate.  Questo almeno secondo  la sedicesima edizione dell’indagine condotta dall’università La Sapienza di Roma per Italia Oggi. Una scalata di alcune posizioni che colloca la nostra provincia dal  46° posto del 2013, al  37° di quest’anno. L’indagine ha ripartito  le province in quattro gruppi (qualità della vita buona, accettabile, scarsa e insufficiente), e Biella si è posizionata in seconda fascia. I settori  presi in esame sono stati affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale, popolazione, servizi finanziari e scolastici, tempo libero.

E Mentre Biella, insieme ad Asti fa meglio rispetto allo scorso anno, per Torino c’è un netto declassamento. Il capoluogo, infatti  è passato in   un anno dalla 49°  posizione alla 65°.
Un’indagine, quella di Italia Oggi che dipinge Biella come un’isola felice in Piemonte. Situazione ben diversa quella delineata poche settimane fa dall’annuale resoconto firmato il   Sole 24.  Per il quotidiano della Confindustria, infatti,  la città della lana perde  due posizioni nella classifica sulla qualità della vita. In una graduatoria che un tempo ci vedeva primeggiare, ora siamo al 64° posto. Il Sole dice però che restiamo ai vertici nazionali (4° posto) come tenore di vita, un indicatore questo legato alla spesa per beni durevoli (3° posto) e alla ricchezza del patrimonio delle famiglie (11°).

I numeri più inquietanti riguardano la tecnologia (81° posto), le sale cinematografiche (93°), il numero dei divorzi (85°), gli stranieri irregolari (69°), l’ordine pubblico (60°), le truffe (82°) e il tempo libero dove, con il 76° posto, confermiamo di non saperci divertire. Biella eccelle – sempre secondo il Sole – nei servizi per i bambini (27°) e il tasso di occupazione (25°).

Dati da prendere con le molle, soprattutto quelli relativo al tenore di vita e al lavoro che ci vedono ai primi posti a livello nazionale.

“Si tratta della solita regola del pollo: i soldi ci sono, ma sotto il materasso di pochi fortunati. Soldi che però fanno media e così risultiamo tutti ricchi – ha spiegato il direttore della Caritas, don Giovanni Perini  snocciolando nei giorni scorsi i devastanti dati della povertà nel Biellese -. In realtà le cose non stanno così. Ci sono 15.500 persone in povertà relativa, ovvero 5 mila famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese. I numeri della povertà assoluta, poi, fanno rabbrividire: 13.300 uomini e donne che non hanno i mezzi per provvedere al proprio sostentamento. Che senza un aiuto non sono in grado di far fronte alle spese per l’affitto della casa, alle bollette e alle necessità primarie”.

Altro che isola felice, quindi. “Se non si fa qualcosa di concreto – ha aggiunto don Perini – non oso pensare a cosa andremo incontro”.

e.f.

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