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«Putin non è la Russia, condanniamo la guerra e siamo preoccupate per i nostri familiari che vivono lì»

Parlano due biellesi originarie del Paese leader dell’ex Unione Sovietica: «Non meritiamo un governo così»

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Sono ore e giorni terribili per il popolo ucraino, le immagini e le notizie che giungono sono via via più sconvolgenti. Ma c’è anche un altro popolo che in questo periodo subisce le imposizioni di Putin e le conseguenze delle sue azioni: il popolo russo. Abbiamo raggiunto due ragazze biellesi di origine russa, che ovviamente non hanno nessuna colpa, perché non è certo una colpa essere nate nel Paese il cui governo si è reso artefice delle guerra a cui stiamo assistendo tutti.

Maria: «La Russia non è Putin, tanti russi la pensano come me»

«Sono nata a Salehard, in Russia, e sono cresciuta in Bielorussia – racconta Maria -. In questo periodo non vado fiera di quello che sta accadendo; mi fa soffrire terribilmente essere associata ad un governo che non rappresenta il volere dei suoi cittadini».
«Questa guerra è ingiusta – continua -, è un attacco all’umanità. Non mi interessa sapere le motivazioni, non importa chi ha ragione o chi ha torto: un conflitto dove a pagare sono civili, donne e bambini, è sempre sbagliato».

Maria si è trasferita a Biella da un paio di mesi, insieme al suo compagno italiano, dopo avere conseguito una laurea a Torino in Lingue e letterature straniere.
«Tutta la mia famiglia è in Bielorussia – racconta la ragazza di 28 anni -, anche loro stanno subendo il volere di una dittatura che si è autoeletta, i miei cari sono in pericolo perché il nostro Paese ha deciso di affiancarsi a Putin e di imbracciare le armi. L’esercito sta arruolando tutti i giovani, adducendo la necessità di svolgere esercitazioni militari, ma non è così e non possono rifiutarsi altrimenti rischiano la prigione. Molti stanno cercando di scappare e di rifugiarsi in Paesi amici come la Polonia o la Romania, ma non è semplice. Questo orrore può solo degenerare, queste scelte avvengono contro la volontà del popolo che è obbligato a subire le imposizioni dei governanti».

Con un filo di voce Maria conclude: «Vladimir Putin è un assassino e un dittatore, ed io ho voluto raccontare la mia storia perché non è giusto additare tutti coloro che hanno le mie origini, o affiancarci alla figura di un uomo così ignobile. E so per certo che molte persone che hanno le mie stesse origini, la pensano come me: la Russia non è Putin».

Olga: «Nessuno merita di essere bombardato e noi russi non meritiamo un governo così»

Parole simili alle sue sono quelle di Olga: «Credo fermamente nella pace e nei valori che mi sono stati insegnati dalla mia famiglia e non di certo da un governo che si è auto-imposto. Mi chiedo come il resto del mondo non si sia accorto prima di che individuo spregevole fosse Putin».

Così la pensa Olga , nata e cresciuta nella regione del Tatarstan: «Se dovessi esprimere queste opinioni nel mio Paese sarei accusata di alto tradimento, il clima che noi russi respiriamo è improntato sul terrore e so che si stanno preparando a introdurre anche la legge marziale».

«Sono profondamente addolorata – continua Olga – per quanto sta accadendo e credo che sia giusto non confondere la provenienza, il Paese di origine, con le effettive responsabilità. Sono in Italia da dieci anni, ho sposato un uomo che mi rende felice e prima di questa spaventosa guerra avevo iniziato una nuova occupazione, che cominciava a darmi le prime soddisfazioni: avevo aperto una scuola on line di lingua italiana-russa, era rivolta principalmente a imprenditori e studenti che si affacciavano al mondo economico e culturale italiano, ma ora è tutto naufragato».

«Ho tanta paura e sono triste per i miei familiari – sottolinea inoltre la donna di 39 anni – che non hanno la possibilità di scappare. In Tatarstan, vivono mia madre, mia sorella, mio nipote ed anche mia nonna, nessuno può uscire dal paese; sono ostaggio di quel dittatore e del suo esercito. Condanno quello che sta facendo con tutte le mie forze, non ci sono parole per descrivere la guerra. Nessuno si merita di essere bombardato e ucciso barbaramente e noi russi non ci meritavano un governo così».

k.r.

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