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Portogallo diventa comandante a Chieri: “Ma resto a vivere qui”
L’intervista all’ormai ex vice comandante della polizia locale di Biella
Dopo sette anni, Biella saluta Marcello Portogallo, vice comandante della polizia locale. Lunedì il 44enne ha preso ufficialmente servizio a Chieri. Al momento dei saluti, negli uffici di via Tripoli, c’è chi non è riuscito a trattenere la commozione, ma si tratta di un arrivederci, non di un addio. Portogallo, infatti, va a dirigere il comando di polizia locale e la Protezione civile della cittadina torinese, ma continuerà a vivere a Biella.
Portogallo diventa comandante a Chieri: “Ma resto a vivere qui”
«Non mi trasferirò – conferma il diretto interessato -, resterò qui e viaggerò tutti i giorni. Non sarà un problema, perché faccio questo lavoro con passione. Perché rimango a Biella? Perché questa città è nel mio cuore e tutta la mia famiglia si trova molto bene. Devo essere sincero, con le persone che ho conosciuto qui ho stretto rapporti bellissimi e forti amicizie, altrettanto hanno fatto le mie figlie di 4, 14 e 17 anni. Quindi, per il momento, mi è sembrata la scelta più naturale».
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Una decisione forse non così inaspettata, se si considera che Portogallo, origini campane ma nato a Busto Arsizio, è a Biella da sette anni. Il suo arrivo risale all’ottobre del 2017. All’epoca 37enne, vinse l’apposito concorso battendo la concorrenza di un centinaio di candidati.
A distanza di sette anni, cosa le lascia l’esperienza biellese?
Me ne vado sicuramente con un patrimonio di professionalità che è andato arricchendosi esponenzialmente nel tempo. All’inizio ho faticato perché quella di vice comandante per me era una posizione nuova, ho imparato molto grazie ai miei agenti, grazie ai colleghi che mi sono stati vicino. Di questo ringrazio davvero tutti. Ho la consapevolezza di andare via con un bagaglio professionale non da poco. Arricchito anche dai rapporti personali all’interno del comando. L’aspetto più complesso, all’inizio, è stato rappresentato proprio dai compiti di gestione del personale, perché oltre alla preparazione è fondamentale l’esperienza, tuttavia oggi, se devo tirare le somme, proprio questo fronte è uno di quelli che mi ha dato maggiore soddisfazione. Ho raggiunto gli obiettivi che mi ero prefissato.
Restando in tema di bilanci, qual è il risultato del quale è più fiero?
Sono orgoglioso di aver fatto la mia parte per dare un’identità nuova agli uomini e alle donne che lavorano nella polizia locale di Biella, in particolare la consapevolezza di poter fare molto di più per la città anche in termini di sicurezza. In questi anni abbiamo condotto diverse indagini, alcune si sono concluse anche con qualche arresto. Giusto per citare uno degli ultimi risultati, abbiamo sequestrato almeno una ventina di patenti false, dedicando un’attenzione particolare a questo tipo di reato. Si è inoltre sviluppata una forte collaborazione con le altre forze di polizia.
C’è qualche operazione che ricorderà particolarmente?
Sicuramente una delle ultime, quando anche noi ci siamo occupati delle ricerche del “danneggiatore seriale” di Chiavazza. La ricorderò più che altro per la passione che hanno dimostrato i ragazzi. Non dimenticherò mai il momento in cui si sono presentati da me per chiedere se potessero fare servizi serali e notturni per potenziare i controlli, nella speranza di riuscire a individuarlo e di prevenire altri episodi. Il fatto che siano stati loro a chiedermelo spontaneamente, e non viceversa, mi ha reso veramente orgoglioso. Sono altrettanto soddisfatto delle attività svolte per prevenire le truffe ai danni degli anziani, degli incontri organizzati con la popolazione più avanti con gli anni. Insomma, sono contento di aver contribuito a dare un senso diverso alla figura dell’agente di polizia locale, differente da quello che spesso è l’immaginario collettivo.
Si spieghi meglio.
La polizia locale oggi deve essere vicina al cittadino e alle persone non solo per quanto riguarda la circolazione stradale, ma per tutto. Dalla presenza nei parchi e nelle aree verdi, alle attività di indagine. Sono molto contento, ad esempio, di aver portato a casa un’unità cinofila che si sta rivelando un valore aggiunto. Ho avuto un dirigente, il comandante Massimo Migliorini, che mi ha lasciato lavorare e mi ha dato i miei spazi, non posso che ringraziarlo per questo e per la fiducia che mi ha dimostrato.
Insomma, sempre più “agenti” e sempre meno “vigili”?
Sì, ma non mi fraintenda: questo non significa che si possa o si debba dimenticare qual è la nostra genesi, chi indossa questa uniforme deve sempre tenerne conto. Bisogna continuare a essere presenti sul territorio anche per quanto concerne il controllo della circolazione e del rispetto del codice della strada e delle regole. Questi sono sempre tra i nostri primi doveri, semplicemente c’è anche altro e io ho cercato di sviluppare questo “altro”. Buona parte degli agenti è riuscita a capire che tutto quel che si fa, dal semplice controllo dei divieti di sosta alla tutela della sicurezza urbana, fino alla collaborazione con le altre forze di polizia, ha la sua utilità. È importante, perché quando ti senti utile riesci anche a mettere e trasmettere passione.
Da come parla del comando di via Tripoli, sembra non essere stato facile questo arrivederci. C’è la possibilità di un futuro ritorno?
Diciamo che non mi precludo nulla, come detto ho Biella nel cuore. Questa città mi ha dato tantissimo e sono molto triste all’idea di lasciare i ragazzi. Chi lo sa, vediamo cosa ci riserverà il destino. Intanto ci tengo a salutare tutti i miei colleghi e gli ufficiali, a partire dal comandante Migliorini, con il quale ho camminato insieme per sette anni. Mando un forte abbraccio anche agli amministratori cittadini con cui ho collaborato, in particolare all’assessore Moscarola che ci ha sempre dato un grande sostegno.
Uscendo un attimo dal suo ruolo istituzionale, faccia anche un bilancio della sua esperienza personale. Ci dica un pregio e un difetto dei biellesi.
Parto dal difetto. Credo che in generale, nel Biellese, abbiamo un solo vero grande problema: troppo spesso siamo ipercritici e “ci lamentiamo di gamba sana”. Per tutto il resto, posso solo dire che ho avuto modo di conoscere un territorio bellissimo e persone fantastiche. Ho intessuto profondi legami e rapporti d’amicizia.
Quindi smentisce la diceria sui biellesi un po’ “orsi”…
Assolutamente. Magari sono stato fortunato io, ma ho conosciuto davvero tante persone squisite. Se siete orsi, siete orsi che sanno scaldare il cuore.
Un ultimo augurio agli agenti di Biella?
Auguro loro di continuare a lavorare come hanno sempre fatto in questi anni e di voler sempre crescere e migliorare. Li saluto con una frase che ho ripetuto loro infinite volte in questi anni. Ragazzi, questo lavoro si può prendere soltanto in due modi: o nel modo semplice, o nel modo facile…
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