AttualitàBiella
«Portiamo cani o gatti anche nel carcere di via dei Tigli»
Il presidente di Legami di Cuore, Alberto Scicolone: «Assistere e accudire avrebbe effetti benefici su persone e animali»

«Portiamo cani o gatti anche nel carcere di via dei Tigli, potrebbe essere davvero utile sia alle persone che all’animale stesso».
Alberto Scicolone, presidente dell’associazione Legami di Cuore, è entusiasta dell’idea. Il progetto prevede l’inserimento di animali d’affezione nella casa circondariale, come già avviene in altre realtà italiane. Un’iniziativa che il nostro giornale intende promuovere, raccogliendo e rilanciando la proposta di Vittorio Barazzotto e di alcuni nostri lettori. Insieme proprio all’associazione guidata da Scicolone, nella speranza che le istituzioni rispondano positivamente.
«Portiamo cani o gatti anche nel carcere di via dei Tigli»
«Sicuramente – spiega Scicolone – dovrebbe trattarsi di animali provenienti da canili o gattili, che vengano adottato dai detenuti e dagli agenti della penitenziaria. Laddove ci siano le condizioni ambientali giuste. L’animale di per sé, nella sua fragilità, stimola naturalmente l’istinto all’accudimento nell’essere umano. Ed è proprio quel “prendersi cura” che può inserirsi perfettamente nel percorso di recupero di una persona. Non a caso spesso portiamo avanti progetti simili anche dove ci sono altri tipi di criticità. Dalle situazioni di tossicodipendenza a quelle legate a problematiche psichiatriche, ma anche a livello di prevenzione di fenomeni negativi e antisociali come il bullismo».
Scicolone sottolinea poi perché, proprio in un carcere, il contributo degli animali d’affezione potrebbe essere particolarmente significativo. «Spesso ci vivono persone che oltre a scontare la pena, scontano anche la perdita di legami con il mondo esterno. In questo contesto si viene a creare un rapporto ancora più saldo con l’animale».
L’iniziativa
Si tratta di un’iniziativa che nei prossimi giorni sarà proposta innanzitutto alla direzione della casa circondariale, ma che necessita di essere pensata e organizzata al meglio. «Dev’essere un progetto studiato insieme al personale penitenziario – conferma e ribadisce Scicolone -. Perché bisogna provare a metterlo a terra tenendo conto di tutte le tipicità, le esigenze e le criticità caratteristiche dei luoghi di reclusione. Il primo requisito, in generale, è l’apertura mentale. Non si tratta soltanto di portare un animale in sezione, ma di metterlo nelle condizioni di poter vivere in carcere. Come primo passo deve esserci la volontà di provare, da parte dell’istituzione penitenziaria».
«Nel concreto, bisognerebbe valutare con l’istituzione stessa e un educatore cinofilo quale sezione possa essere più adatta – aggiunge -. Una volta individuate le persone che potrebbero far parte del progetto, si passerebbe a una fase preliminare, di “inserimento”. Successivamente andranno individuati gli amici a quattro zampe con le caratteristiche adatte. E bisognerà procedere ai primi incontri con i detenuti, fino ad arrivare all’adozione in carcere».
Un progetto di questo tipo, inoltre, avrebbe un valore ragionando sia in termini di pet therapy, sia dal punto di vista del reinserimento lavorativo e sociale. Volendo immaginare “in grande”, infatti, perché non pensare, in prospettiva, alla possibilità di attivare in un secondo momento eventuali corsi da addestratori.
Ripercussioni positive
Ci sarebbero poi le ripercussioni positive per gli animali stessi. «Volendo – ipotizza ancora Scicolone – si può immaginare la successiva adozione all’esterno da parte del detenuto, una volta tornato in libertà. A quel punto si procederebbe con il progetto di inserimento di un altro animale senza famiglia. Sarebbe un bel modo anche per trovare una casa ai tanti cani e gatti che non ne hanno una». LEGGI ANCHE: Animali e carcerati non per sempre
Indubbi, infine, i benefici per la persona reclusa. «L’accudimento di un animale d’affezione può essere un anello di congiunzione con la socialità residua della persona privata della libertà. L’animale consente all’individuo di restare collegato agli aspetti emotivi più profondi e sicuramente ha un impatto sulla creazione di un ambiente positivo. Ultimo, ma non per importanza, non bisogna dimenticare che l’esperienza in carcere può essere psicologicamente durissima. Dietro le sbarre ci sono davvero tante persone che soffrono. Non a caso il tasso di suicidi è estremamente elevato. L’inserimento di un animale può avere effetti estremamente benefici anche da questo punto di vista, nella prevenzione e nel contrasto di questo triste fenomeno».
Continua a leggere le notizie de La Provincia di Biella e segui la nostra pagina Facebook
