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Ponte sull’Oremo: «È sempre facile dare le colpe alla Soprintendenza»
Dopo le dichiarazioni di Ramella Pralungo: “Spiace constatare che l’ente venga spesso chiamato in causa quale capro espiatorio”
Ponte sull’Oremo: «È sempre facile dare le colpe alla Soprintendenza».
Ponte sull’Oremo: «È sempre facile dare le colpe alla Soprintendenza»
«Non date colpe alla Soprintendenza per giustificare errori e ritardi che non sono ascrivibili alla Soprintendenza stessa».
Così l’ente replica alla accuse formulate dal presidente della Provincia di Biella, Emanuele Ramella Pralungo, in merito al progetto di ricostruzione del ponte sul torrente Oremo lungo la strada provinciale Biella-Sordevolo.LEGGI ANCHE: Ricostruzione del ponte sull’Oremo, arriva l’ostacolo Soprintendenza
«Spiace constatare – si legge nel comunicato dell’ente – che la Soprintendenza venga spesso chiamata in causa quale capro espiatorio per giustificare ritardi nelle procedure autorizzative o realizzative di opere pubbliche o di interesse pubblico, quando i ritardi sono da imputare a tutt’altre cause».
E così la Soprintendenza ricostruisce il caso del ponte sull’Oremo: «Per quanto riguarda il caso specifico, se si fosse tenuto in conto sin dall’inizio un principio di legge basilare, ovvero che qualunque bene immobile di proprietà pubblica con più di 70 anni è tutelato quale bene culturale, la Soprintendenza sarebbe stata chiamata in causa per tempo, ovvero sul nascere della progettazione, e non in ultimo, come invece è stato fatto nell’ambito della Conferenza dei servizi in corso di svolgimento: risulta infatti molto più facile condividere una linea d’azione nel momento in cui si valutano le alternative progettuali, piuttosto che quando il progetto è ormai compiuto in ogni parte».
Ancora la Soprintendenza smentisce di aver espresso parere contrario: «In ogni caso, per rispettare l’esigenza di ripristinare quanto prima il collegamento stradale, la Soprintendenza non ha espresso parere negativo all’intervento, ma parere favorevole, chiedendo di modificare il progetto per salvare la parte di ponte ancora in piedi (ponte non viadotto), a salvaguardia non solo dell’aspetto paesaggistico, ma anche di un manufatto di interesse storico.
Se la Provincia di Biella intendesse comunque procedere con il progetto originario, in base alla legge (e non per giudizio discrezionale) la decisione circa la demolizione totale del manufatto storico non spetterebbe alla Soprintendenza, ma a un superiore organo collegiale denominato “Commissione regionale per il patrimonio culturale”.
L’impianto normativo in materia di beni culturali è rimasto pressoché immutato dal 2004 e sono pertanto vent’anni che procedure e pareri seguono i medesime percorsi: si preferisce rifugiarsi nel cliché “la Soprintendenza blocca tutto”, piuttosto che procedere in maniera rigorosa e responsabile nei confronti delle comunità alle quali dobbiamo rispondere delle scelte amministrative adottate».
«La Soprintendenza – è la conclusione – rimane aperta a tutte le forme di collaborazione, ma basilare rimane il rispetto del ruolo e dei compiti istituzionali di ciascun ente».
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Ettore
24 Novembre 2025 at 7:55
E’ colpa della Soprintendenza a prescindere, ente inutile e deleterio