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Piemonte in giallo per un pelo (e ancora per poco)

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La permanenza del Piemonte in zona gialla è appesa a un filo molto sottile. Come la differenza tra 0,95 e 1, ovvero tra il dato relativo all’indice Rt che risulterebbe alla Regione dai calcoli fatti sui vari parametri e la soglia che se raggiunta e superata implica l’automatico passaggio in arancione. La decisione su quali regioni manterranno la loro posizione cromatica con le conseguenze aperture e misure di contenimento più leggeri o passeranno ad un livello di rischio più alto arriverà domani, dopo l’elaborazione dei dati da parte della cabina di regia. Alcune di esse, come l’Emilia Romagna hanno visto i loro governatori già mettere in conto, dandolo quasi per scontato, il passaggio in arancione avendo di fatto raggiunto l’Rt a 1. Al Dirmei così come nel palazzo della Regione in piazza Castello le ultime sono state ore di forte apprensione e continuano ad esserlo, tra un moderato ottimismo e una realistica valutazione della situazione.

La progressiva diffusione della variante inglese, infatti, sta mutando rapidamente il quadro della pandemia imponendo aggiore prudenza e, inevitabilmente, uiteriori strette. E in tale direzione sono previsti “interventi chirurgici” su specifiche realtà territoriali che, alla prima insorgenza di focolai, passerebbero in zona rossa, attraverso ordinanze a doppia firma del governatore Alberto Cirio e del ministro della Salute Roberto Speranza, in modo tale da far scattare automaticamente i ristori economici per le attività costrette a chiudere.

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