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Per le piccole società sportive biellesi la situazione è drammatica

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Il Comune di Biella timidamente ha promesso che entro ottobre definirà le modalità d’uso delle palestre.  Più rigida, invece, la Provincia che al momento non ne concede l’utilizzo, rimandando ad un eventuale futuro un’apertura, ma a patto che l’associazione sportiva si accolli l’onere di sanificare i locali. Il Comune di Cossato si è pronunciato: niet! Dal fronte interno, i dirigenti scolastici non possono assumersi la responsabilità di concedere le palestre, sotto la minaccia di normative che approdano nel penale.  

Il risultato è che nessuna società sportiva riesce a sostenere le spese di affitto e di bonifica dei locali, ammesso che siano concessi. E gli studenti potranno fare ginnastica, ora chiamata attività motoria? Si vedrà. Sottolineare gli aspetti benefici dello sport, mi pare inutile. Meno scontato è invece evidenziare il danno che deriva da questa impasse e che si riflette su centinaia di società sportive e migliaia di persone.

Per le palestre private, in particolare le più piccole, la situazione è drammatica. Gli effetti sociali, salutari ed economici sono evidenti, tuttavia manca la volontà di sbloccare questa situazione da parte di istituzioni che non interagiscono.

In termine di prevenzione,  le scuole nel Biellese, hanno risposto diligentemente alle indicazioni ministeriali e gli studenti all’interno degli istituti si stanno comportando bene.

Quando si abbandonano le mura scolastiche, lo scenario cambia. E’ sufficiente transitare nell’aree esterne delle scuole al termine delle lezioni per comprendere che le regole, poco prima con un po’ d’impegno rispettate, cominciano a vacillare e crollano del tutto, una volta saliti sui mezzi a di trasporto, dove i troppi studenti, stipati come sardine, azzerano qualsiasi effetto preventivo applicato sino a pochi minuti prima.

La ministra dei trasporti aveva anche proposto che in questi casi gli studenti avrebbero potuto essere considerati congiunti, pensando di ingannare con un arzigogolo burocratico il rischio di contagio. Nella malattia o nell’amore? Rimane proprio solo lo sport un luogo di peccato e di contaminazione. Tu chiamali se vuoi, {non emozioni} paradossi.
Vittorio Barazzotto

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