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Paolo Broglia, dalla montagna alla fotografia

Dopo 35 anni di viaggi e scalate oltre i 4.000, oggi si racconta con i reportage

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Paolo Broglia, dalla montagna alla fotografia

COSSATO – Ama la montagna, di cui ha scalato innumerevoli vette oltre i 4.000 metri di altitudine, e la fotografia, indispensabile per documentarla, mentre nella vita è impegnato nel settore farmaceutico. Paolo Broglia, 64 anni, a cui è appena stato affidato il secondo mandato alla presidenza di FotoArt, si racconta.

«Negli anni ho accumulato un’esperienza enorme di alta montagna – spiega -. L’ambizione è stata di scalare il più alto numero di cime, un periodo bellissimo della mia vita. Ora le condizioni in montagna sono più difficili. Le esperienze si fanno quando si è più determinati. La montagna non permette di avere dubbi e timori. Il passo successivo mi ha portato a conoscere il mondo e a impostare il reportage di viaggio. Sono stati 35 anni splendidi. A maggio di un anno fa si è svolta una serata di proiezione unica per me, poi ripetuta, con grande partecipazione, intitolata: “Trent’anni di Patagonia e il ritorno”, meta che per mia moglie e per me ha segnato la vita sin dal viaggio di nozze. Ringraziando il cielo, abbiamo spaziato anche dal trekking all’Everest ai classici Stati Uniti, al Sud America, all’Asia, compreso il momijigari, la caccia alle foglie rosse dell’autunno giapponese, fino alla meravigliosa Birmania. Sono reportage di genti e di natura, di cui abbiamo privilegiato entrambi gli aspetti per darne completezza».

È un percorso il tuo che si addice alla progettualità di FotoArt.
«Il gruppo è un punto arrivo – spiega ancora Paolo Broglia -. Sono stato subito ben accolto, con la possibilità di partecipare a tutte le iniziative. Due anni fa abbiamo vissuto un momento di comprensibile stanchezza e di desiderio di rinnovamento. Con difficoltà, non avendo esperienza, abbiamo formato un nuovo direttivo composto da Fabrizio Trevisan, Gabriele Seira, Gianna Badà, Enzo Mazzon, dal vice presidente Daniele Schiapparelli, e da me, nominato presidente e di recente riconfermato. Ci tengo a dire che ci sono buoni rapporti con tutti e lavoriamo per compattare il gruppo, che conta una quarantina di soci. Sempre prima le persone, poi le foto. E qui ringrazio l’ex presidente Gilberto Fasolo. Noi oggi siamo così grazie a ciò che siamo stati nei 20 anni precedenti. Siamo amici che si ritrovano per il piacere di stare insieme e tutto ciò m’inorgoglisce molto».

Gli occhi di Paolo brillano, l’armonia si vive, come nell’escursione al delta del Po, organizzata da Fabrizio Trevisan.
«Eravamo più di venti partecipanti e del viaggio abbiamo condiviso tutto, con affiatamento – aggiunge -. Ci ritroviamo anche per eventi estemporanei, coma la nebbia giusta o i girasoli belli. L’ambizione è poi ripartita con il concorso fotografico nazionale “G. Pizzaguerra” dello scorso novembre, conclusosi con ospite Massimo Lovati il sabato e la premiazione di domenica. Un grazie va ai soci per l’impegno, anche a chi ha gestito l’attrezzatura. Addirittura le sponsorizzazioni che ci sostengono sono aumentate, in un momento che, si sa, il braccino è un po’ corto. Sempre presente è l’Amministrazione comunale».

Possiamo anticipare il programma dei prossimi mesi?
«Vuole essere un anno di conferma dei grandi risultati ottenuti nel 2023. Verranno riproposti i temi vincenti, come le uscite domenicali, le serate a Villa Ranzoni, quattro prima dell’estate e tre prima di Natale, puntando sempre alla qualità e alla diversità dei lavori. Abbiamo già proposto un corso, con una trentina di iscritti, con Laura Manione. Danilo Soatto ci ha già portati a Terranova in Canada, mentre con Fabrizio Trevisan e Mauro Costa, questo sabato, andremo in Islanda e in Vietnam. Arriverà Andrea Pezzini con la Mauritania e a maggio, a sorpresa, ospiteremo un grande nome della fotografia».

Anna Arietti

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