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Non si va al Pronto Soccorso per una spina nel dito

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Giorgio Pezzana, una delle firme più prestigiose del giornalismo biellese, inizia oggi la collaborazione a La Nuova Provincia di Biella. La sua rubrica “Pausa caffè” verrà pubblicata ogni mercoledì. A Giorgio gli auguri di buon lavoro da parte di tutta la redazione.

Nel 2019, al Pronto Soccorso dell’ospedale di Biella, si sono registrati oltre 54mila accessi. In media, circa 150 al giorno. Come se tutti gli abitanti di Biella e Candelo fossero andati al Pronto Soccorso. Il 78 per cento di loro però (quindi oltre 42mila), si è visto assegnare al “triage” un codice bianco o verde, vale a dire codici che non rispondono a requisiti d’urgenza o, al massimo, vengono considerati (spesso benevolmente) urgenze minori. Ora, con l’inizio del nuovo anno, saranno introdotti i nuovi codici numerici con l’obiettivo di approdare a uno smistamento più rapido degli accessi e a una riduzione dei tempi di attesa. L’impressione è che il problema non troverà una soluzione reale semplicemente perché a non funzionare non sono i codici e neppure i numeri.

Ma è la convinzione ancora troppo diffusa che fa pensare a molti che il Pronto Soccorso sia una sorta di ambulatorio sempre aperto. Dimenticando (o fingendo di dimenticare) che quello è un presidio di emergenza e, come tale, dovrebbe occuparsi solo di urgenze reali. Più che i codici numerici o quelli colorati, occorrerebbe un salutare e diffuso percorso di educazione civica. Si, proprio quella di quei libri che un tempo ci venivano fatti acquistare all’inizio dell’anno scolastico e che rimanevano, intonsi, in fondo a qualche cassetto.

Un percorso che aiuti tutti a comprendere che recarsi al Pronto Soccorso per una spina conficcata in un dito, significa intasare gli spazi operativi di chi svolge mansioni medico-infermieristiche per salvare le persone da un attacco cardiaco o da un grave incidente stradale o sul lavoro.
Giorgio Pezzana

 

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