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«Non contavo mai le ore di lavoro»

La storia di Celeste Trocca, 82 anni, uno degli elettrauto più popolari di Cossato dagli anni Sessanta al 2004

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COSSATO – Celeste Trocca, più conosciuto come Celestino, 82 anni, è stato uno degli elettrauto più popolari in città, dagli anni Sessanta fino al 2004, quando ha chiuso per raggiunti limiti di età.

«Ho iniziato con un socio più grande di me, io avevo appena 17 anni e mezzo – spiega -. Inizialmente l’attività si chiamava “Spaudo e Trocca”. Sono sempre stato nella medesima sede in cui ho fatto anche apprendimento del mestiere per tre, quattro anni. Era il 1956. All’epoca giravano ancora le Fiat Topolino e le Balilla. Era l’inizio. Non tutti potevano permettersi di possederne una. Addirittura mi ricordo che si usava tagliare la Balilla per farne dei furgoncini da lavoro e circolavano ancora le 500A».

Le automobili avevano molto più bisogno di manutenzione rispetto a oggi.

«I primi mezzi avevano la dinamo e gli impianti elettrici di conseguenza erano fatti alla buona, più semplici. Con il freddo, gli inverni erano sicuramente più rigidi, gelavano i motori e scoppiavano i manicotti. Anche se non si facevano tanti chilometri come oggi, c’era comunque bisogno di cure e interventi costanti. Anche la batteria durava meno. Per manovrare il cambio bisognava fare la doppietta, dare un piccolo colpo di acceleratore e premere la frizione per innescare la marcia.

All’inizio del mio lavoro, avevo imparato a fare di tutto un po’, si usava così per far fronte a qualunque necessità, poi col tempo mi sono specializzato nelle parti elettriche».

Da quando Celeste ha iniziato il lavoro, c’è stata una profonda e veloce evoluzione nella costruzione dell’automobile, che, come ammette, non rende possibile un paragone.

«Il progresso ha portato in officina le prime 500 e 600, l’Ardea, l’Aprilia, l’Alfa Giulia e la Giulietta. Il vero boom penso sia arrivato con le prime immigrazioni. A Cossato avevamo fabbriche che davano lavoro alla gente, che di conseguenza poteva poi comprarsi la macchina. Per quanto mi riguarda, ho sempre cercato di fare un lavoro valido, di far contento il cliente. Posso anche aver sbagliato, ma ho sempre fatto del mio meglio».

I ricordi vanno poi ai primi telefoni cellulari, pesanti e dalle antenne lunghe.

«Le prime richieste mi sono arrivate dalle persone già abituate a usare spesso il telefono. Avevo iniziato anche a installare le prime autoradio, che in seguito sono diventate estraibili. Le montavo soprattutto su auto di alta gamma.

I primi impianti però erano di mangiadischi e mangianastri, messi sotto il cruscotto. Erano gli anni Settanta».

Nel ricordare i fatti, collabora anche la moglie Letizia, che si occupava della contabilità, e che aggiunge dettagli al racconto. Si ricorda dei CD con il caricatore nel baule, controllati dalla radio.

«I guasti più diffusi erano alle calotte dello spinterogeno e alle candele – prosegue Celeste -; si cambiavano ogni 8, 10mila chilometri. Era un classico anche che le auto stentassero a partire, si ingolfassero. Mangiavano olio e imbrattavano le candele. Il progresso ha fatto molto. Le centraline elettroniche dei computer oggi non si bruciano più. A quei tempi non si contavano le ore e se occorreva si lavorava anche di sabato e di domenica. Non potevo di certo fermare gli autotrasportatori, per il lunedì, il lavoro doveva essere finito. Era un mestiere che appagava. Quando ho chiuso mi è spiaciuto, ma poi me ne sono fatto una ragione. Oggi si diffondono le auto elettriche e le ibride. È positivo, ma si deve fare i conti con il fabbisogno di energia, sarà rinnovabile o da petrolio? E poi ci sono da smaltire le batterie».

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