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Nel Biellese migliaia di disoccupati, ma tutti se ne fregano

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Il Biellese è in forte crisi: lo ripeto da anni e lo hanno compreso tutti e tutti, dunque, ne sono perfettamente consapevoli.

Il Biellese è in forte crisi: lo ripeto da anni e lo hanno compreso tutti e tutti, dunque, ne sono perfettamente consapevoli. Ma, in contemporanea, la quasi totalità degli imprenditori, dei sindacalisti e degli uomini politici finge (e non si riesce a capire il perché!) che tutto, a Biella, funzioni perfettamente, o comunque, nell’ambito di una crisi  assolutamente contenibile.
 

Non è logico né ammissibile che, ben sapendo che il Biellese vive una crisi drammatica che ci mette al penultimo posto quanto a redditività, tutti quanti, nessuno escluso, continuino imperterriti a mentire (a se stessi ed a terzi) fingendo di continuare a vivere nella Biella degli anni ’50, ormai definitivamente “morta”.
  
In una qualunque area urbana che dovesse trovarsi in una situazione come la nostra, si studierebbero (anzi, sarebbero già state studiate!) le complesse modalità per uscire da una crisi che sta ormai assumendo proporzioni preoccupanti, come dimostra la perdita di diecimila (ripeto, diecimila!!!) abitanti occupati: famiglie che non credono più al Biellese come terra di ricchezza pacifica e che dunque stanno lasciando (o hanno già lasciato!) la nostra città.

Siamo passati da 55.000 a 45.000 abitanti ed abbiamo ormai, visibilissime, le strade su cui si affacciano, significativamente, e soprattutto tragicamente, diecine e diecine di aree industriali tristemente abbandonate. Eppure sembra che non ci si voglia muovere, che non se ne voglia prendere atto: quelli che “contano” non dicono e non fanno nulla e tutto prosegue con indifferenza. Abbiamo parlamentari (deputati e senatori), abbiamo consiglieri regionali, abbiamo consiglieri provinciali e comunali, abbiamo industriali e sindacalisti: ma in realtà è esattamente come se non avessimo alcun rappresentante.


Ho la sensazione ed anzi il profondo convincimento che coloro che “contano” vivano una città surreale, mentre gli unici a rendersi conto della situazione sono paradossalmente gli operai, anche perché quando le aziende chiudono tocca a loro ‘inventarsi’ un reddito, uno stipendio, senza il quale la loro famiglia, purtroppo, non arriva a fine mese.

Come mai non riusciamo a sederci tutti insieme intorno ad un tavolo, cercando di capire che cosa è successo e che cosa sta succedendo, per poter comprendere finalmente che cosa dobbiamo fare? E’ mai possibile che noi Biellesi siamo intellettualmente così pigri e superati da ritenere che sia possibile risolvere la crisi semplicemente richiamando gli istanti dell’antica gloria produttiva ed immaginando, dunque, che possano ancora suonare le sirene di … “Rivetti” che tutti ricordiamo con un po’ di nostalgia? Forza, dunque, cerchiamo di essere realisti: abbiamo molto da fare ed abbiamo, soprattutto, una fretta terribile se pensiamo di salvare quel che hanno costruito con mille sacrifici i nostri padri ed i nostri nonni! E’ anche un preciso dovere morale nei confronti di coloro che ci hanno preceduto e che ci guardano dall’al di là molto spesso scrollando la testa…

Sandro Delmastro

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