Attualità
Museo del Territorio, meglio Galliera di Van Gogh
Pausa Caffè: Marchingegni avveniristici in un luogo destinato alla storia locale
BIELLA – Che la magia delle nuove tecnologie consenta di entrare nel mondo di Van Gogh, come mai era avvenuto prima d’ora e che tutto questo possa accadere proprio a Biella, grazie ad un progetto promosso dall’assessorato alla cultura, è indubbiamente un fatto rilevante.
Lo è per la curiosità che suscita tra i visitatori e lo è dal punto di vista didattico, se anche le scuole vorranno cogliere questa opportunità. Ciò che non torna è invece il fatto che la scoperta del mondo di Van Gogh con l’ausilio di marchingegni avveniristici, avvenga al Museo del Territorio, cioè in un luogo in cui si dovrebbe approcciare ed incontrare la storia locale, con i suoi protagonisti, le sue vestigia, i suoi reperti.
Quel grande contenitore di storia e cultura, inaugurato nel cuore di Biella ormai vent’anni or sono, era nato, sin dalla elaboratissima e controversa fase progettuale, per avere queste caratteristiche e queste finalità. Prima di essere via via snaturato, trasformandosi in un magazzino/deposito di svariate donazioni.
Dalle opere di pittori lontani ed estranei ad ogni dimensione locale (ma il Museo del Territorio non è una pinacoteca) sino ai reperti precolombiani sottratti in modo a dir poco discutibile a civiltà e Paesi che stanno all’altro capo del mondo.
Oggi, in locali attigui a quelli che ospitano le meraviglie di Van Gogh, sarà inaugurata una mostra che ripercorrerà gli anni più belli del Ferragosto Andornese, quelli che ebbero in Efrem Galliera un “patron” irripetibile e che s’intitola “La musica italiana è passata di qui”. Ebbene, questo allestimento è di gran lunga più coerente con quanto ci si possa legittimamente aspettare in un Museo del Territorio. In quelle immagini ci sarà la testimonianza di un’epoca che appartiene a tanti biellesi, ci saranno i volti che caratterizzarono tante estati di quegli anni, lo stupore e l’entusiasmo di tanta gente che per vedere da vicino i big della canzone affollò il parco “La Salute” di Andorno Micca per tante e tante sere.
Quello è il senso di un Museo del Territorio, come lo è, andando a ritroso nel tempo, lo spazio interattivo delle tombe celtiche o quello riservato ai reperti rinvenuti nella Bessa e nella necropoli di via Cavour; fatti e momenti che hanno scandito la vita di questa terra, di questa comunità. Ma allora, forse è tempo di chiarirsi le idee su quella che dovrebbe essere la mission di un Museo del Territorio, che non è e non può essere quella di celebrare Van Gogh, sia pure con tecnologie mozzafiato, né quella di immagazzinare opere ed oggetti senza alcun criterio logico, intanto sono gratis.
Un dato è certo: di questo passo, il Museo del Territorio non lo si arricchisce, ma lo si distrugge. E’ bene esserne consapevoli, a meno che l’obiettivo finale non sia proprio quello.
Giorgio Pezzana
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