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Mucca annega col vitellino in grembo per colpa della burocrazia

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Era tutto pronto per il salvataggio della mucca finita nell’alveo di un rio. Anche l’elicottero dei Vigili del fuoco, l’unico mezzo in grado di sollevare l’animale del peso di 600 chilogrammi, aveva ricevuto le necessarie autorizzazioni. Mancava solo il nullaosta dell’ufficio veterinario dell’Asl, nullaosta che non è arrivato: «Domani, ne riparliamo domani». Peccato che nella notte il rio si sia ingrossato a causa delle forti piogge, causando l’annegamento della mucca e del vitellino che aveva in grembo. Ora il proprietario dell’animale, l’allevatore Renzo Valcauda, è arrabbiato, giustamente arrabbiato.
La vicenda ha inizio nella serata di giovedì quando la mucca scivola nel rio fratturandosi una zampa, rimanendo così immobilizzata. Trascorsa la notte, nella mattinata del giorno successivo l’allevatore scende dall’alpe Balmone – zona senza copertura telefonica – percorrendo a piedi i circa 45 minuti necessari per raggiungere il centro abitato di Pollone. La prima chiamata effettuata è quella diretta al comando provinciale dei Vigili del fuoco, che si rende disponibile al recupero attraverso l’impiego dell’elicottero, unico mezzo in grado di sollevare da quella scomoda posizione l’animale, intervento programmato per la mattinata di sabato. Nel frattempo Valcauda si reca all’ufficio veterinario dell’Asl per comunicare la situazione. Così la giornata di venerdì trascorre nel tentativo di alleviare le condizioni della povera bestia che nel pomeriggio viene anche visitata dal veterinario personale dell’allevatore, giunto sul posto direttamente da Vercelli.
«Sabato mattina alle ore 6 – è la testimonianza di Roberto Valcauda – sono stato raggiunto dai vigili del fuoco che, oltre a spostare di qualche metro l’animale portandolo in una posizione più comoda, hanno provveduto a tagliare degli arbusto per rendere più agevole il compito ai piloti dell’elicottero».
Trascorrono le ore ma il tanto atteso mezzo aereo non compare. Anzi. La squadra dei vigili del fuoco riceve l’ordine di far rientro al comando provinciale.
Rimasto solo, l’allevatore trascorre qualche ora a fianco della mucca, poi raggiunta una zona con copertura telefonica effettua una serie di chiamate e viene così a sapere che il mancato intervento del mezzo aereo è dovuto al fatto che i Vigili del fuoco non hanno ancora ricevuto tutti gli indispensabili permessi.
Sì, perché in un paese normale, basterebbe la richiesta del personale specializzato nei soccorsi (in questo caso i Vigili del fuoco) a fare alzare in volo l’intera “cavalleria dell’aria”, ma in Italia la regola numero uno è complicare al massimo le cose, operazione attuabile attraverso il coinvolgimento di più soggetti diversi in modo da rendere difficile una qualsiasi cosa semplice. «Così – continua il diretto interessato – dai Vigili del fuoco vengo a sapere che l’intervento di soccorso non è potuto avvenire perchè l’Asl non aveva ancora dato la propria autorizzazione per ottenere la quale il mio veterinario di fiducia avrebbe dovuto recarsi alla caserma dei carabinieri per formulare la relativa domanda»:
Trascorsa così nel nulla l’intera giornata di sabato, l’operazione di salvataggio viene tragicamente interrotta la notte successiva a causa delle forti precipitazioni che, ingrossando il rio, comportano l’annegamento dell’animale.
«In tutta questa disgraziata vicenda – afferma Roberto Valcauda – voglio ringraziare pubblicamente i vigili del fuoco, che nelle ore trascorse sull’alpe hanno fatto l’impossibile per salvare l’animale, soffrendo anche loro come ho sofferto io nel vedere la mucca in quelle condizioni. Per gli altri invece provo solamente rabbia. Facciamo un lavoro di per sè difficile e invece di essere aiutati siamo costretti ad affrontare situazioni veramente assurde come quella che ho vissuto in questi giorni. Ma che in cavolo di società viviamo?».

Era tutto pronto per il salvataggio della mucca finita nell’alveo di un rio. Anche l’elicottero dei Vigili del fuoco, l’unico mezzo in grado di sollevare l’animale del peso di 600 chilogrammi, aveva ricevuto le necessarie autorizzazioni. Mancava solo il nullaosta dell’ufficio veterinario dell’Asl, nullaosta che non è arrivato: «Domani, ne riparliamo domani». Peccato che nella notte il rio si sia ingrossato a causa delle forti piogge, causando l’annegamento della mucca e del vitellino che aveva in grembo. Ora il proprietario dell’animale, l’allevatore Renzo Valcauda, è arrabbiato, giustamente arrabbiato.
La vicenda ha inizio nella serata di giovedì quando la mucca scivola nel rio fratturandosi una zampa, rimanendo così immobilizzata. Trascorsa la notte, nella mattinata del giorno successivo l’allevatore scende dall’alpe Balmone – zona senza copertura telefonica – percorrendo a piedi i circa 45 minuti necessari per raggiungere il centro abitato di Pollone. La prima chiamata effettuata è quella diretta al comando provinciale dei Vigili del fuoco, che si rende disponibile al recupero attraverso l’impiego dell’elicottero, unico mezzo in grado di sollevare da quella scomoda posizione l’animale, intervento programmato per la mattinata di sabato. Nel frattempo Valcauda si reca all’ufficio veterinario dell’Asl per comunicare la situazione. Così la giornata di venerdì trascorre nel tentativo di alleviare le condizioni della povera bestia che nel pomeriggio viene anche visitata dal veterinario personale dell’allevatore, giunto sul posto direttamente da Vercelli.
«Sabato mattina alle ore 6 – è la testimonianza di Roberto Valcauda – sono stato raggiunto dai vigili del fuoco che, oltre a spostare di qualche metro l’animale portandolo in una posizione più comoda, hanno provveduto a tagliare degli arbusto per rendere più agevole il compito ai piloti dell’elicottero».
Trascorrono le ore ma il tanto atteso mezzo aereo non compare. Anzi. La squadra dei vigili del fuoco riceve l’ordine di far rientro al comando provinciale.
Rimasto solo, l’allevatore trascorre qualche ora a fianco della mucca, poi raggiunta una zona con copertura telefonica effettua una serie di chiamate e viene così a sapere che il mancato intervento del mezzo aereo è dovuto al fatto che i Vigili del fuoco non hanno ancora ricevuto tutti gli indispensabili permessi.
Sì, perché in un paese normale, basterebbe la richiesta del personale specializzato nei soccorsi (in questo caso i Vigili del fuoco) a fare alzare in volo l’intera “cavalleria dell’aria”, ma in Italia la regola numero uno è complicare al massimo le cose, operazione attuabile attraverso il coinvolgimento di più soggetti diversi in modo da rendere difficile una qualsiasi cosa semplice. «Così – continua il diretto interessato – dai Vigili del fuoco vengo a sapere che l’intervento di soccorso non è potuto avvenire perchè l’Asl non aveva ancora dato la propria autorizzazione per ottenere la quale il mio veterinario di fiducia avrebbe dovuto recarsi alla caserma dei carabinieri per formulare la relativa domanda»:
Trascorsa così nel nulla l’intera giornata di sabato, l’operazione di salvataggio viene tragicamente interrotta la notte successiva a causa delle forti precipitazioni che, ingrossando il rio, comportano l’annegamento dell’animale.
«In tutta questa disgraziata vicenda – afferma Roberto Valcauda – voglio ringraziare pubblicamente i vigili del fuoco, che nelle ore trascorse sull’alpe hanno fatto l’impossibile per salvare l’animale, soffrendo anche loro come ho sofferto io nel vedere la mucca in quelle condizioni. Per gli altri invece provo solamente rabbia. Facciamo un lavoro di per sè difficile e invece di essere aiutati siamo costretti ad affrontare situazioni veramente assurde come quella che ho vissuto in questi giorni. Ma che in cavolo di società viviamo?».

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