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«Mi sono trasferito a Ternengo per l’aria buona»

Fiorentino Mauri è il proprietario del castello

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«Mi sono trasferito a Ternengo per l’aria buona». Fiorentino Mauri è il proprietario del castello del paese e il protagonista della nostra intervista settimanale ai “meno giovani”.

Illustre architetto milanese, ma radicato nel Biellese ormai da circa mezzo secolo, 85 anni compiuti il 2 aprile, un’espressione ancora molto giovanile e tanta voglia di raccontare la sua vita.

«Mi sono trasferito a Ternengo per l’aria buona»

«Sono nato a Milano, esattamente in viale Monza. I miei genitori si chiamavano Adalgisa Corti e Giacomo. Papà era un impresario edile. Proprio a tal proposito fui obbligato da mia sorella Giovanna a frequentare l’Istituto Tecnico Carlo Cattaneo, invece avrei voluto iscrivermi al Ginnasio. In seguito ottenni una laurea in Architettura».

Nel periodo in cui lei era ancora un ragazzino, parliamo di una Milano degli anni ‘40, che ricordi ha?

Ne ho tanti, ma uno in particolare ci terrei a raccontarlo. Un giorno c’era tanta folla che tirava dei cioccolatini lungo viale Monza, io ero molto incuriosito da questo fatto, poi mi girai e vidi il passaggio del Duce. Mentre io raccoglievo la cioccolata Benito Mussolini transitava tra gli applausi della gente.

Era sceso da una carrozza e camminava con il suo classico passo autoritario, si stava recando in piazza della chiesa per incontrare e fare gli auguri un uomo che si chiamava Benito come lui ed era padre di cinque figli. Mussolini amava le famiglie numerose.

Dopo gli studi quale mestiere è andato a fare?

La mia prima occupazione in attesa di andare a fare il servizio militare fu nello studio dell’ingegner Zucchelli. Era un famoso professionista milanese. Come primo incarico mi venne affidata la realizzazione del progetto per la casa di riposo di Arese.

Dopo qualche mese andai a militare, quando tornai a casa decisi di mettermi per mio conto e diedi vita quindi a uno studio da consulente architettonico. Cercavo di risolvere i problemi che i miei clienti avevano con il Comune, nel senso che mi occupavo delle pratiche ancora in lavorazione che riguardavano la realizzazione di opere private.

Lei è sposato?

Lo sono stato, ci sposammo nella chiesa parrocchiale di Cambiago. Dalla nostra unione nacquero tre figli Roberto, Marco e Lorenzo. Poi il matrimonio finì. Dopo qualche anno trovai una compagna. Si chiama Daniela, la conobbi all’università mentre da esterno stavo tenendo una lezione di architettura e parlavo del mio studio professionale.

Ricordo che mi disse: “sei molto bravo nel tuo mestiere posso venire al lavorare da te?” Gli risposi di si. Da quel momento di acqua sotto i ponti ne è passata tanta. Daniela è una persona eccezionale.

Dopo tanti anni trascorsi in una metropoli ha deciso di venire a vivere nel Biellese, per che motivo?

Erano gli anni ‘80, a Milano c’era l’aria inquinatissima, io e Daniela stavamo cercando un posto dove si respirasse meglio. Decisi così di dedicarmi alla ricerca. Un giorno mi trovavo nella Biblioteca Sormani a Milano, un luogo che frequentavo spesso. Spulciando in un tabulato sotto la voce “beni storici” ho notato che era in vendita il Castello di Ternengo.

Dopo qualche giorno andai a vederlo con mio figlio Roberto. Lui non ne fu molto entusiasta, di lavori da fare ce n’erano veramente tanti. Era piuttosto malconcio, apparteneva a un certo dottor Vizzini, un giudice di Cassazione. Decidemmo di acquistarlo ugualmente. Affidammo le opere di ristrutturazione a delle maestranze di Milano, soprattutto per il recupero degli affreschi.

Vivete a Ternengo ormai da oltre 40 anni, a questo punto ci resterete per sempre.

Certamente, è una piccola oasi di pace.
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