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Medico positivo al Covid: «Non c’è più tempo per l’ignoranza di chi nega »

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«In un momento in cui c’è anche chi vuol negare la realtà… ci sembra significativo riportare il messaggio di un nostro medico, anestesista rianimatore dell’ospedale di Vercelli, – inizia così il post pubblicato sulla pagina Facebook dell’Asl di Vercelli – a casa perché il covid ha colpito anche lui. Leggete cosa dice!».

«Sono sconfortato e scoraggiato, – inizia così lo sfogo del dottor Giuseppe Barbarello – ma soprattutto sono arrabbiato. Lo sono perché non sono più in prima linea. Mi sono dovuto fermare. Anche io. Perché questo virus, nonostante tutti gli accorgimenti e le misure di sicurezza, spesso non ti lascia il tempo e ti assale con tutta la sua forza. E così mi ritrovo a casa, assalito dal senso di colpa per aver coinvolto anche i miei familiari in una partita che non avrebbero mai voluto giocare ».

«Ci sono momenti in cui dici a te stesso – continua con queste amare riflessioni – che forse avresti dovuto pensare più al tuo mondo, ai tuoi affetti, a proteggere le persone importanti per te. È la febbre a farmi parlare così… per fortuna – quando la temperatura scende e quella “batteria” che sembra suonarmi in testa si interrompe – ritorno lucido e penso che sono un medico, il mio dovere è curare le persone; ma quello che di certo posso fare adesso è raccontarvi che non c’è più tempo ».

«Non c’è tempo per l’ignoranza di chi nega, di chi protesta in piazza perché non vuole portare una mascherina; non c’è più tempo nemmeno per chi, pur appartenendo al mio stesso mondo, non ci ha creduto, facendo prevalere la prepotenza e la leggerezza e adesso si ritrova in uno dei letti della mia terapia intensiva, pronato e intubato. Non è solo il coronavirus che dobbiamo sconfiggere, ma anche il virus dell’ignoranza e della non curanza- conclude così il suo pensiero -. Smettetela di credervi forti, onnipotenti, convinti che a voi non possa toccare. La gente non canta più sui balconi e fa bene… dal canto nostro, invece, noi non abbiamo più voglia di raccontarvi storie. Siamo stanchi e l’unica storia vera è quella di chi ogni giorno lavora come un matto per curarvi, si chiude dentro una tuta che ti fa sembrare un astronauta e spera che non tocchi a lui. Abbiate rispetto per chi vi cura e soprattutto abbiate rispetto per voi stessi.».

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