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Matteo Lorenzi racconta il lungo tour in giro per l’Italia dai live club ai festival

Il 31enne batterista biellese ha collaborato con il cantautore Mobrici, ex frontman dei Canova

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Una vita con la musica addosso. Matteo Lorenzi, 31 anni, biellese, ha appena concluso un lungo tour in giro per tutta Italia. Un’esperienza unica, nata dopo anni di crescita e passione, che lo hanno portato a collaborare col cantautore italiano Mobrici, ex frontman del famoso gruppo musicale Canova.

Batterista da sempre, con un amore incondizionato verso la sfera musicale, Matteo racconta il suo percorso, con uno sguardo speranzoso verso i progetti futuri.

Come nasce la connessione con Mobrici?

«Matteo (Mobrici) lo conoscevo da anni, da quando cantava nei Canova. Io suonavo con gli Entropia, il primo contatto è avvenuto intorno al 2013: ricordo di aver partecipato ad uno degli eventi organizzati da MTV New Generation, era una sorta di master di comunicazione per un numero limitato di band. Dopo quell’incontro non ci siamo più sentiti per diverso tempo, lui ha poi avuto un grande successo con il suo gruppo musicale portandolo ad ottenere i risultati che conosciamo. Poi, circa due anni fa, con lo scioglimento dei Canova e con l’uscita del suo primo album da solista, ho ricevuto la chiamata per far parte del tour che stava per iniziare. Naturalmente ho accettato ed è cominciata l’avventura».

Quanto è durato il tour? Avete toccato tante città?

«È stato davvero un bel giro. Con “Anche le scimmie vanno in tour”, la prima parte è andata in scena tra i live club da inizio aprile fino a metà maggio. I risultati sono stati molto soddisfacenti, abbiamo portato a termine 15 date da Torino, Milano, passando per Roma, fino ad arrivare anche a Palermo. La seconda tranche invece si è svolta attraverso vari festival musicali (sia a pagamento che gratuiti), partendo da fine maggio a Milano fino all’ultima data del 1° ottobre a Faenza. Una parentesi estiva bella, provante, ma sicuramente ricca di emozioni. Tra il club-tour e la partecipazione ai festival c’è una bella differenza: nei club hai il tuo pubblico, suoni con grande sicurezza sapendo che la gente è lì per ascoltare la tua musica, il tuo prodotto ha una risposta quasi scontata; con i festival invece hai bisogno di coinvolgere persone che partecipano a quell’evento senza magari conoscerti, devi sempre esibirti a bomba e non deludere le aspettative. Le location della tournee estiva sono state splendide: piazze, parchi all’aperto, grandi città e clima di festa, è qualcosa che ti resta dentro».

Stando via per tanto tempo, avevi modo di tornare a casa durante il tour?

«Non sempre. Il tutto dipendeva dalla sede dell’evento e dallo spazio temporale tra una data e un’altra. Ho cercato di organizzarmi in base agli slot dei concerti, è capitato di fare anche tre o quattro date nell’arco di una sola settimana. La più lunga è stata quella tra il 6 e il 10 aprile: Ancona-Bari-Taranto-Cosenza, tutto in cinque giorni. Certe esperienze aiutano a rafforzare la chimica del gruppo, l’atmosfera che si crea è speciale. In altre tappe invece, tipo quella di Roma, ho avuto l’opportunità di andare e poi tornare. Modalità diverse ma sensazioni ugualmente speciali».

La passione per la musica, in particolare per la batteria, arriva da lontano. Da dove parte il tuo percorso?

«Sono ben 18 anni che suono la batteria. Io dico sempre che non sono stato io ad aver scelto la musica, ma è la musica ad aver scelto me. La passione nasce dai tempi delle scuole medie, devo tantissimo al mio professore di musica di quell’epoca, Enrico Strobino. Lui mi ha introdotto in questo mondo e da lì non sono più uscito. Ho conosciuto un sacco di persone, professionisti e amici del settore. Negli ultimi 5-6 anni ho cercato di allargare i miei orizzonti: suono anche piano e chitarra, credo molto nella visione della musica a 360 gradi. Per essere un bravo artista bisogna conoscere al meglio tante particolarità, limitarsi ad un solo strumento diventa controproducente e limita notevolmente le prospettive».

Progetti futuri? Il 2023 cosa ti riserverà?

«A marzo partirà il tour in occasione dell’uscita del nuovo disco di Mobrici, dovrò farmi trovare pronto. A livello personale invece mi sto dedicando alla composizione di canzoni che spero di poter far uscire entro il prossimo anno, magari con qualche collaborazione. C’è diverso materiale che bolle in pentola».

Hai altre passioni al di fuori della musica?

«Ho giocato a basket per 11 anni, dalle elementari fino alla seconda superiore, dopodiché ho dovuto scegliere la mia strada. La musica mi chiamava e ora tanti interessi sono sempre legati al mio lavoro. Devo dire che mi piace il lavoro manuale, a casa ho creato uno studio di registrazione costruito interamente da me. Dai pannelli fonoassorbenti, ai diffusori, fino alle attrezzature acustiche, ho cercato di creare uno spazio personale mettendomi alla prova»

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