Seguici su

Attualità

Marsina Guizzardi racconta i suoi lunghi 101 anni

«Ho tanti ricordi, dai tempi della scuola, ad un viaggio in Argentina lungo un mese a bordo di una nave, fino ai giorni tragici dell’alluvione del ‘68»

Pubblicato

il

VALDILANA – Prosegue a spasso per il Biellese questo meraviglioso viaggio tra i nostri amati anziani. Su ogni numero del nostro bisettimanale, raccontiamo una nuova storia, sempre diversa. Se anche voi, volete essere intervistati scrivete a direttore@nuovaprovincia.it o contattate la nostra redazione al numero: 015/32383 o ancora telefonate al nostro redattore Mauro Pollotti 346-7936093.

Questa è stata la volta di Marsina Guizzardi, una simpatica vecchina che ci ha accolti con un grande sorriso dicendo: “siete delle brave persone”. La storia di Marsina iniziò negli anni ‘20 del secolo scorso. Nacque a Vallemosso la vigilia di Natale del 1920 dalla mamma Pierina Cartotto e dal papà Miro Cleto.

Signora Marsina, si rende conto che fra qualche giorno lei compirà ben 101 anni?
«Sono vecchia. Da quand’ero bambina di tempo ne è passato, ma diciamo che sto ancora bene, lo scorso anno mi hanno organizzato una bellissima festa per i miei 100 anni. Ora sono 101. Cosa vuole che le dica?».
Lei appartiene ad una generazione d’un tempo, ora tutto è cambiato, ma conserva sicuramente nel suo cuore i ricordi di quand’era bambina
«Certo. I ricordi sono tanti, le comodità che abbiamo al giorno d’oggi non c’erano. Vivevamo in frazione Violetto. Per andare a scuola, io e mio fratello Ezio tutti i giorni andavamo a piedi fino al centro di Vallemosso. Era un bel pezzo di strada che facevamo sempre, anche sotto la neve, le automobili non c’erano, come nemmeno la televisione. Si viveva in famiglia, il mondo era tutto concentrato li, tra casa e lavoro. Io mi fermai alla quinta elementare, mentre mio fratello Ezio studiò fino a diventare Perito tessile».
I suoi genitori di che cosa si occupavano?
«Lavoravano entrambi nel settore del tessile. La mamma era dipendente della ditta Reda, mentre il papà nell’azienda Eligio Bozzo».
Quando lei nacque era finita da poco la Prima Guerra mondiale. Cosa più le è rimasto in mente di quel dopoguerra?
«Come dopo la fine di ogni conflitto, c’è il periodo della ricostruzione, io ricordo molto poco, ero talmente piccola, ma nella mia sfera famigliare si stava bene, non ci mancava nulla. Iniziai a lavorare subito dopo la scuola. Fui assunta al Lanificio Reda. In quella ditta trascorsi tutta la vita».
Lei compie gli anni il 24 dicembre, dunque il giorno prima di Natale. Era una bambina fortunata, riceveva il regalo di compleanno e quello di Natale giusto?
«Non è proprio così. Ricordo che mio papà comperava un panettone della Galup da 7 etti e mezzo. Pensi che lo mangiavamo durante le feste e una fetta la mettevamo via per essere consumata a San Biagio, il protettore della gola che si festeggia il 3 di febbraio. Il mio regalo era questo».
A che età si sposò signora Marsina?
«Avevo 25 anni. Era appena finita la Seconda guerra Mondiale. Mio marito si chiamava Ernesto Savina. Era un uomo stupendo. Ricordo il giorno del nostro matrimonio. Fu una grande festa. Per tradizione scegliemmo di pronunciare il nostro “si” nella cappelletta della Casa di riposo Emilio Reda. Iniziammo insieme un bellissimo percorso. Dopo pochi mesi nacque la nostra unica figlia Nella. Ernesto lavorava alla Botto Giuseppe, poi nel 1948 venne a sapere che in Argentina cercavano operai tessili specializzati. Era il momento del boom economico. A quel punto decidette di trasferirsi. Dopo due anni io e la bambina lo raggiungemmo. Ricordo come fosse oggi quel viaggio in nave. Era interminabile, durò un mese, da Genova a Buenos Aires. Quell’esperienza lavorativa non andò come pensavamo, difatti, dopo un anno tornammo a casa tutti e tre. Per fortuna la ditta Reda e Botto ci ripresero nuovamente a lavorare».
Lei vive a Vallemosso. Come ricorda quel terribile 2 novembre del 1968? Quando l’alluvione distrusse gran parte della vallata?
«Pioveva da giorni, ricordo che tutto d’un tratto una grande frana venne giù proprio dietro alla nostra casa. Un mare di terra. Siamo saliti in soffitta a prendere coperte da mettere davanti alla porta per non fare entrare il terriccio, nel mentre venne a mancare la corrente. Poi da ora in ora le notizie drammatiche si rincorrevano fino a quella più brutta: mio marito perse la mamma Teresa Maglione ed il fratello Nello. Per vedere la nostra valle rinascere ci vollero molti anni».
Oggi alla soglia dei 101 anni come trascorre le sue giornate?
«A casa, tra l’affetto di mia figlia Nella e di Mario. Il momento più bello è quando Nella mi tiene la mano. Mi manca tanto il mio Ernesto, sono vedova da oramai 23 anni».
Mauro Pollotti

Continua a leggere le notizie de La Provincia di Biella e segui la nostra pagina Facebook

E tu cosa ne pensi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *