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Marco Binati, “uomo Panda” della Dakar 2023

Con il ritorno delle vetture, ora ospitate nell’officina di Valdengo, si è conclusa nei giorni scorsi l’avventura araba del preparatore biellese

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Adesso, che anche le auto sono tornate, l’avventura è proprio finita. Però la testa e il cuore sono rimasti là, in mezzo alle dune del deserto arabo che, pur innaffiato da una insolita e abbondante pioggia, certo non ha perduto il suo fascino.

«Mi avevano avvertito – racconta Marco Binati, titolare dell’Auto Officina Binati di Valdengo -: se vieni giù, il “mal d’Africa” non te lo toglie nessuno! D’accordo, noi siamo andati nel Deserto Arabico e non nel Sahara ma… la sensazione è la stessa!».

Andiamo con ordine. Marco Binati è tornato nei giorni scorsi dal porto di Marsiglia, dove è andato a ritirare le due Fiat Panda 4×4 che, alla Dakar “2023” (corsa dal 31 dicembre 2022 al 16 gennaio 2023 nel deserto dell’Arabia Saudita) erano state affidate alle sue cure. A differenza di equipaggi e staff, tornati in volo alcune settimane or sono, le vetture sono infatti rientrate in nave per poi intraprendere, via terra, il viaggio di ritorno a casa: che, per le Panda, si è concluso nella sede dell’Officina Binati.

Ma com’è diventato, il biellese Marco Binati, meccanico, preparatore e noleggiatore di vetture da rally, l’“Uomo Panda della Dakar 2023”?

«Un po’ per caso – spiega -. Da anni, fra le tante vetture da gara di cui mi occupo, c’è la Fiat 127 Sport di un mio cliente di Chieri, Giuseppe Simonato, che è il responsabile degli eventi del settore Motorsport di Iveco. Un giorno mi ha chiesto, così, all’improvviso, se avevo voglia di andare a fargli da meccanico alla “Dakar” di quest’anno: e io ho deciso che quella era un’occasione che certo non mi volevo perdere!».

La “Dakar” è quella vera, quella che una volta si chiamava “Parigi-Dakar” e che, su quel percorso, si è corsa dalla fine degli anni ’70 fino al 2008. Poi, per un po’ di anni (e sempre restando una delle gare più importanti al mondo), si è spostata in Sud America e ora, dal 2020, si corre nel deserto dell’Arabia Saudita. Due le formule: il Rally Dakar, che è la gara di velocità dove ogni anno si sfida il “gotha” del motorismo mondiale, e la Dakar Classic, che è invece una gara di regolarità a media dedicata ai mezzi costruiti prima del 2000, che hanno fatto la storia della “Dakar”. E proprio alla Dakar Classic hanno preso parte le due Fiat Panda 4×4 che il Team Desert Endurance Motorsport ha affidato a Marco Binati.

«Per me fare la “Dakar” era un sogno – racconta il preparatore biellese -. La “Dakar” è la gara delle gare, sia per i mezzi che per i piloti che vi prendono parte. Quando il mio cliente mi ha fatto quella proposta gli ho detto di sì di getto, ma ho precisato subito che io non l’avevo mai fatta e che nemmeno avevo mai seguito gare di quel tipo in fuoristrada. Lui mi ha risposto che la cosa non aveva importanza e mi ha quindi portato a conoscere Ermanno De Angelis e Nunzia Del Gaudio, titolari di Adrenaline24h e responsabili del Team Victorious, che stava organizzando la partecipazione alla “Dakar” del Team Desert Endurance Motorsport».

E poi cosa è successo? «Ho fatto un po’ di colloqui e poi, a fine ottobre, alla Fiera Auto e Moto d’Epoca di Padova, mi hanno confermato il tutto. A quel punto tre giorni dopo sono andato nell’officina di Viterbo dove le vetture erano state rimesse a posto, per prendere visione delle macchine e dare qualche “consiglio operativo”. In quell’officina, infatti, specializzata nel restauro e nella preparazione di auto d’epoca, non avevano mai fatto macchine da gara!».

I mezzi del Desert Endurance Motorsport, ovvero le due Panda più i due camion, un Iveco 80 e un Iveco “Musone”, sono partiti in nave per l’Arabia. Noi invece, equipaggio e staff, abbiamo preso un volo subito dopo Natale. In Arabia Saudita Marco Binati è rimasto dal 27 dicembre al 16 gennaio, seguendo tutta la gara, che l’ha portato da una parte all’altra della penisola arabica.

«E’ stata davvero una gran bella esperienza – ammette -, anche se impegnativa e non solo dal punto di vista fisico. Io e il collega che si occupava dei due camion del Team, iniziavamo la giornata alle cinque del mattino, smontando tutta l’assistenza per caricarla sul “mega container” del camion del Team Boucou Competition, che curava la logistica di tutta la gara. Poi si viaggiava tutto il giorno, facendo anche 500 o 600 chilometri, tutti a non più di 90 km/h, per raggiungere il successivo campo base. Lì scaricavamo e rimontavamo il tutto, per poi attendere l’arrivo dei mezzi in gara che, solitamente, un’ora dopo erano lì. A quel punto cominciava il nostro lavoro di assistenza, che poteva anche durare tutta la notte. Io curavo le Panda, ma se c’era bisogno, e c’era sempre qualcosa da fare, davo una mano anche a sistemare gli altri mezzi del Team. In pratica, abbiamo sempre dormito pochissimo, due o tre ore per notte, più qualche pausa qui e là, perché sul camion era praticamente impossibile».

L’andamento della gara, già di per sé non facile, è stato poi ulteriormente complicato da condizioni meteo davvero inusuali. «A metà gara si è messo a piovere – ricorda Binati -, ed è stata una cosa incredibile: eravamo in mezzo al deserto e c’era acqua dappertutto! Erano 25 anni che non pioveva così! Altro che “Paese del Sole”, in Arabia il sole l’ho preso un paio di giorni, quando siamo arrivati e il giorno prima di ripartire!». Ciò nonostante la gara per il Team si è conclusa positivamente, con tutti i mezzi giunti al traguardo di Damman. Poi, il 16 gennaio, equipaggi e staff sono rientrati in Italia.

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