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L’ultima ronda a Biella? L’abbiamo fatta noi

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Tre giornalisti della Nuova Provincia, spacciandosi per “volontari della sicurezza”, avevano organizzato una “ronda” per registrare le reazioni dei biellesi.

A Biella si parla nuovamente di “ronde”. Pochi anni fa, nel 2009, l’argomento era all’improvviso diventato d’attualità con la firma di un apposito decreto che ne regolamentava l’attività. Tre giornalisti della Nuova Provincia si camuffarono da volontari della sicurezza per registrare le reazioni della gente. Quella fu l’unica ronda che si vide in città. Vi riproponiamo il servizio, pubblicato il 25 luglio del 2009.

Le ronde padane sono sbarcate in città. Per un pomeriggio hanno battuto le vie del centro, rispondendo alle domande della gente e incassando i complimenti degli anziani, i più soddisfatti dell’iniziativa. Peccato non fosse vero. I tre volontari che, a qualche giorno di distanza dalla firma del decreto che ne regolamenta l’attività, sono scesi sulle strade biellesi, altro non erano che tre giornalisti della nostra testata, opportunamente camuffati e “inviati sul campo” a cogliere le reazioni dei residenti. Alcune pettorine fosforescenti – gialla per il “responsabile” della squadra e arancioni per gli altri due – con incollati gli adesivi recanti la scritta “Ronda padana”, un paio di apparecchi ricetrasmittenti e il gioco è fatto. L’ostacolo più grande, va detto fin da subito, non sono stati delinquenti, spacciatori o criminali di sorta, ma le forze dell’ordine. Dopo alcune resistenze iniziali e non pochi sforzi per convincere la prefettura dell’assenza d’intenti sovversivi, alle 17,30 la ronda ha finalmente iniziato il “turno di guardia. Giovani e adulti, in generale, hanno reagito con una relativa indifferenza all’insolita presenza. Sguardi curiosi o ironici non sono mancati, ma la maggior parte della gente non è sembrata né turbata né colpita dalla prima ronda biellese. Tutt’altro effetto, invece, è stato suscitato negli anziani, che hanno apprezzato la novità senza distinzioni di sesso o provenienza geografica. «A Biella – ha spiegato un settantenne seduto su una panchina dei giardini Zumaglini – non ce n’è bisogno, ma fate bene perché vedervi in giro può essere un deterrente. Di certo non si tratta di una cosa negativa, anche se la nostra città è abbastanza tranquilla. Sono qui da quarant’anni e una cosa l’ho imparata: i biellesi di solito non fanno del bene, ma neanche del male. Al massimo ci sono alcolizzati o barboni, ma non sono cattivi. Comunque tanto di cappello a Bossi perché mi sembra una buona idea».

Più diretta è stata invece la donna che gli sedeva vicino: «Passando in queste zone durante la notte non vedrete nessuno, perché è pieno di gente ubriaca. Magari non sono nemmeno pericolosi, ma è normale che a noi facciano paura».

Cambia il posto, ma il concetto espresso è lo stesso anche in piazza Duomo, dove tre signore non hanno dubbi quando si chiede se ci siano luoghi da controllare maggiormente. La risposta è quasi sempre la stessa: i giardini. «Noi – ha puntualizzato una delle tre – usciamo soltanto di giorno, di sera non ce lo sogneremmo nemmeno. Una volta un uomo ubriaco mi ha buttato per terra, un’altra sono stata derubata insieme a mia madre meglio non rischiare!”. Qualcuno addirittura vorrebbe dotare le ronde di più strumenti: «Bravi, fate proprio bene, fosse per me – ha aggiunto tra il serio e l’ironico un uomo distinto, vestito con giacca e cravatta – ci vorrebbero anche i manganelli e un po’ di olio di ricino. Quelli con le divise fasciste erano degli esaltati, ma le ronde in sé sono positive. Andate a farvi un giro anche al Vernato, ci sono parecchi immigrati poco raccomandabili, è meglio controllarli ogni tanto». Se da una parte c’è chi consiglia le zone più “interessanti” da tenere d’occhio – Riva e Vernato le più gettonate – dall’altra c’è chi invece è interessato a capire bene come funzioni una ronda. Siete armati? Bisogna chiedere permessi particolari? Come mai ronda “padana”, siete legati a qualche partito? Vi pagano o lo fate volontariamente? Sono queste le domande poste più frequentemente dai passanti più curiosi. Alcuni fermano i tre giornalisti apposta per complimentarsi o chiedere qualche informazione sul loro operato e sui poteri ad essi attribuiti. «Complimenti, bella idea! – si è congratulata una quarantenne uscendo da un negozio – la sicurezza non è mai troppa, fossi in voi andrei a farmi un giro anche ai giardini di via Friuli». «Tutto fa – ha ribadito un’altra donna di mezz’età – non siamo né a Milano, né a Torino, ma se c’è qualcuno che aiuta le forze dell’ordine e si guarda un po’ attorno è meglio. Insomma, non c’è niente di male, in bocca al lupo!».

«A Biella – sostiene infine una signora, sempre ai giardini Zumaglini – non se ne sente particolarmente la necessità, ma sono contenta di vedervi. Tutto ciò che è ordine mi piace. Se non siete nemmeno armati e dovete soltanto chiamare la polizia, va bene».

Ovviamente non sono mancate le critiche e gli sfottò a distanza, colti da alcuni colleghi “in borghese” che seguivano la ronda. Qualcuno scuote il capo al passaggio dei tre volontari “padani”, altri alzano gli occhi al cielo e altri ancora, infine, ci scherzano su.

«Noi non siamo d’accordo – hanno confessato ridendo tre ragazzi – con questo genere di cose, ma non preoccupatevi, non abbiamo intenzione di tirarvi pietre, al massimo qualche pomodoro marcio!».

Gli episodi più divertenti, però, come detto, sono stati registrati dove le orecchie della ronda non potevano arrivare, tra parolacce e insulti pronunciati a mezza voce. Il più spinto è stato senz’altro un uomo che ha notato il trio entrando in un bar e, dopo aver chiamato l’amico barista a godersi la scena, si è lasciato andare a gesti osceni. Neanche i media sono rimasti indifferenti alla notizia della prima ronda cittadina, tanto che dopo pochi minuti di “attività” è arrivato un membro di un’altra testata locale, placcato dal nostro fotografo prima che immortalasse la scena: “No, no, lascia stare non sono le ronde. Adesso ti spiego…».

Matteo Floris
Andrea Marzocchi
Martino Ramella Bagneri

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