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L’odio non ci salverà

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Tanti soldi, poca sanità

Un movente da brividi accomuna l’assassinio della coppia di Lecce e quello del biellese Stefano Leo. Uccisi perché troppo felici.

L’invidia che diventa rancore, con un odio che si placa solo  nella violenza. Si rimane sgomenti di fronte a tanta ferocia, eppure dobbiamo interrogarci sulle cause di questi delitti.

Per lo psichiatra Vittorino Andreoli nella nostra società la felicità andrebbe sostituita con la gioia. La felicità riguarda l’io, ricevere per gratificare solo se stessi, mentre la gioia è collegiale e presuppone l’atto del ricevere e del dare.

Basta guardarsi attorno, anche in una città tranquilla come Biella, per scorgere tensione e rabbia e così anche il torneo classico amatoriale di calcio locale tra enti e istituzioni, può diventare occasione di scontro e aggressività. E’ sufficiente scorrere anche solo le pagine dei social che interagiscono con la nostra comunità per renderci conto che il tasso di odio, di insulti, talvolta di minacce, tocca livelli altissimi.

Chi di noi, sempre più spesso, guidando, non viene travolto dagli insulti per una banalità, con il rischio che si degeneri in conseguenze letali? Siamo iper connessi, immersi nell’era della comunicazione e dell’immagine, ma non più in grado di rapportarci con gli altri e poco propensi a rapporti empatici.

E abbiamo paura del futuro e l’aver smarrito il senso di comunità esaspera l’egoismo. Sembrano lontanissimi i tempi in cui l’invidia veniva declinata da Jacques Prévert in una delle sue poesie più celebri, quella per i ragazzi che si amano.

Oltre alla reintroduzione dell’educazione civica nelle scuole,  sarebbe il caso di rivalutare la lettura delle poesie, per riabilitare la cultura sentimentale e per non sopprimere l’emotività.

L’odio non ci salverà. Invertire la rotta è indispensabile per non violare più la felicità altrui nell'”abbagliante splendore del loro primo amore”.

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