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Lerro: “L’Asl poteva semplicemente chiedermi scusa”

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Botta  e risposta tra Vincenzo Lerro e l’Asl di Biella. L’uomo nei giorni scorsi si è lamentato per il trattamento che ha ricevuto in pronto soccorso

Botta  e risposta tra Vincenzo Lerro e l’Asl di Biella. L’uomo nei giorni scorsi si è lamentato per il trattamento che ha ricevuto in pronto soccorso. Giunto in ospedale alle 5,50,  ha atteso per ore prima di sapere che il medico l’avrebbe visitato solo dopo le nove del mattino. L’Asl ha spiegato il suo punto di vista con un breve intervento che riproponiamo più in basso.

Parole che non sono piaciute a Lerro che forse si sarebbe aspettato solo due righe di scuse.

Ecco allora la sua replica

il Gentile direttore,
mi sento in dovere di replicare alla lettera che leggo poco sopra. Una sorta di arringa difensiva da parte dell’Asl.
Premetto che accetto volentieri il contraddittorio, ma la risposta dell’Azienda mi sembra a dir poco fumosa…
In primis, il paziente di cui sopra è stato accompagnato al Pronto Soccorso dal 118. Cosa vuol dire operatore non sanitario (né medico, né infermiere)? Non è, e non deve essere un problema del sottoscritto il fatto che su un’ambulanza non ci sia né un medico né un infermire.
E in ogni caso, il 118 non è un operatore sanitario? Lo scopro adesso, sgomento, ma ammetto la mia ignoranza (?).
Sorvoliamo sulla seguente affermazione: “Il carico di lavoro degli operatori del Pronto Soccorso non è valutabile dalle sale d’aspetto.” E comunque, parliamone…
Mi lascia basito anche questo pleonastico pro-memoria: “Si precisa che i codici bianchi, come previsto dalle linee guida regionali, sono trattati dopo i pazienti con maggior priorità e gravità”, visto che nella mia cronistoria avevo precisato di essere arrivato con un codice bianco e avevo anche dato conto del fatto che durante l’attesa sono arrivati pazienti decisamente più gravi di me e che, quindi, avevano tutto il diritto di passarmi davanti. Ci mancherebbe altro.
In medias res, il punto è un altro, e cioè: SONO ARRIVATO AL PRONTO SOCCORSO (la documentazione è disponibile!) INTORNO ALLE 5,50 E NESSUNO MI HA DETTO, FINO ALLE 8,20, CHE PRIMA DELLE ORE 9 NON MI AVREBBERO VISITATO.
Sa, caro direttore, alle volte, basterebbe chiedere SCUSA, invece di brandire e mulinare formule come questa: “In termini generali, ricordiamo che la diffusione di informazioni parziali, imprecise, quando non errate, può costituire una diffamazione immeritata dell’operato dell’Azienda Sanitaria e dei suoi professionisti…”
Ringraziando, porgo cordiali saluti.
Vincenzo Lerro

Ecco la posizione dell’Asl

Ci rammarichiamo rispetto a quanto pubblicato, perché pur avendo la massima comprensione del punto di vista di ogni paziente, in casi come questo è doveroso da parte del servizio sanitario pubblico intervenire, per chiarire ai cittadini l’accaduto e come deve funzionare un Pronto Soccorso, di Biella come di qualunque città d’Italia.
Il paziente è stato accompagnato da un operatore non sanitario (né infermiere né medico) da un’ambulanza di base. Le descrizioni riportate, alcune delle quali purtroppo inesatte, si riferiscono non all’attività clinica del pronto soccorso ma alla postazione adibita all’accoglienza degli utenti, perché le prestazioni sanitarie avvengono nell’area di gestione dei pazienti critici ed urgenti (open space), ed essendo protetta, non è sotto gli occhi delle persone in attesa. Il carico di lavoro degli operatori del Pronto Soccorso non è valutabile dalle sale d’aspetto.
Si precisa che i codici bianchi, come previsto dalle linee guida regionali, sono trattati dopo i pazienti con maggior priorità e gravità. In termini generali, ricordiamo che la diffusione di informazioni parziali, imprecise, quando non errate, può costituire una diffamazione immeritata dell’operato dell’Azienda Sanitaria e dei suoi professionisti, che ogni giorno compiono con coscienza e fatica il proprio dovere.

 

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