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Le antiche fontane di Graglia: testimoni del passato

La loro presenza legata a un periodo nel quale l’acqua potabile non era una risorsa scontata

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le antiche fontane di graglia

Le antiche fontane di Graglia: testimoni del passato. Le fontane pubbliche tra l’800 e il ‘900 rappresentavano uno degli elementi più importanti della vita quotidiana nei paesi italiani.

Non erano solo punti di approvvigionamento idrico, ma veri e propri luoghi di incontro, scambio e socialità. Oltre alla loro funzione pratica, molte di queste fontane erano anche opere d’arte, arricchite da decorazioni scolpite da abili artigiani.

Prima della diffusione dell’acquedotto domestico, le case non disponevano di acqua corrente, e le fontane pubbliche erano l’unica risorsa. Insieme ai fiumi dove presenti, per attingere acqua per uso domestico e agricolo.

Le antiche fontane di Graglia

In ogni paese, spesso nelle piazze o lungo le vie principali, si trovavano queste strutture in pietra o ghisa, semplici ma funzionali, da cui l’acqua sgorgava senza sosta.

L’acqua veniva prelevata dalle fontane pubbliche utilizzando secchi, brocche o anfore. Le persone si recavano alle fontane con i loro recipienti, di legno, metallo o terracotta, e raccoglievano l’acqua direttamente della fontana o da una vasca di raccolta.

Alcune fontane avevano rubinetti o cannelle che permettevano un prelievo più controllato. Chi aveva bisogno di trasportare grandi quantità d’acqua, soprattutto per uso agricolo, usava carretti o basti con più contenitori.

Come per tutti i beni di prima necessità, anche l’acqua aveva chi ne aveva fatto il suo business: gli acquaioli. Questi venditori ambulanti la distribuivano trasportandola in grandi botti sui carretti, vendendo e servendo chi non poteva recarsi direttamente alle fontane.

Spesso adiacenti si trovavano i lavatoi in pietra, dove venivano lavati i panni con il sapone fatto in casa. L’atto del lavare, che richiedeva forza e resistenza, diventava un momento di socialità in cui si discutevano gli avvenimenti del paese e si tramandavano storie e tradizioni.

Non sempre potabile

Uno dei problemi più ricorrenti era quello che in molte zone l’acqua non sempre era potabile. Quindi veniva bollita prima di essere consumata. Va ricordato che l’acqua è sempre stata l’elemento di trasmissione del colera e della febbre tifoide.

Il merito della sua purificazione va a Abel Wolman (1892-1989), ingegnere ed esperto di sanità pubblica statunitense noto per il suo lavoro pionieristico nella sanificazione. Suoi gli studi sul processo di clorazione ovvero, l’aggiunta di cloro nell’acqua. Quest’ultimo reagisce chimicamente formando acido ipocloroso, un potente disinfettante che rende l’acqua potabile e sicura.

Piccoli capolavori

La funzione pratica delle fontane è scontata, a differenza del lato estetico che è spesso differente per ognuna di loro. Grazie alle pietre e agli abili scalpellini che le hanno realizzate, capita di imbattersi in piccoli capolavori del passato.

Graglia è tra i paesi che hanno il maggior numero di fontane e questo grazie al suo cittadino Giuseppe Maffei (1821-1901). Artista eclettico, che iniziò la sua carriera come falegname, per poi diventare decoratore e, dopo l’Accademia Albertina di Torino, pittore e insegnante di disegno.

A lui dobbiamo la realizzazione di numerose opere pubbliche tra cui monumenti commemorativi e infrastrutture varie finanziate dall’amico Federico Rosazza.

Maffei, con la sua abilità di scultore ha arricchito molte fontane con mascheroni, stemmi e figure allegoriche, donando loro un valore artistico oltre che funzionale. Le sue opere, realizzate in pietra, si distinguono per la precisione dei dettagli e l’eleganza delle forme, rendendo le fontane testimonianze del gusto artistico dell’epoca.

Con l’arrivo dell’acqua corrente nelle case, le fontane di paese hanno perso il loro ruolo centrale. Ma, dove sono ancora presenti, restano simboli indelebili del passato.
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