Attualità
“La privatizzazione di Poste mette a rischio 1000 uffici in Piemonte”
Il punto dei sindacati Cgil, Cisl e Uil
“La privatizzazione di Poste mette a rischio 1000 uffici in Piemonte”. Il punto dei sindacati Cgil, Cisl e Uil
“La privatizzazione di Poste mette a rischio 1000 uffici in Piemonte”
“In Piemonte un’ulteriore privatizzazione di Poste italiane metterebbe a rischio oltre 1.000 uffici postali a bassa redditività. Un problema non solo occupazionale per oltre 3mila impiegati, ma anche di tenuta sociale, per la possibile chiusura di molti uffici postali minori, in piccoli comuni, specie di zone periferiche e montane. Chiediamo quindi al Consiglio regionale un’azione di sensibilizzazione affinché il Governo riesamini la sua scelta”.
Poste Italiane cerca portalettere in provincia di Biella
Questa la richiesta di una rappresentanza sindacale dei lavoratori di Poste italiane, guidata da Bruno Bartone (Cisl), Nunzia Mastrapasqua (Cgil) ed Evaristo Perrini (Uil), auditi questa mattina a Palazzo Lascaris. Le preoccupazioni dei lavoratori sul futuro dell’azienda riguardano l’intenzione annunciata dal Governo di collocare sul mercato una nuova tranche di azioni, oggi nelle mani del Mef e di Cassa depositi e prestiti. L’operazione, che dovrebbe realizzarsi nel mese di marzo, si inserisce nella scia della cessione del 35% del pacchetto azionario del gruppo, già decisa nell’ottobre 2015 dall’Esecutivo dell’epoca.
Ad ascoltare le richieste della delegazione il presidente del Consiglio Stefano Allasia, con il consigliere segretario Ivano Martinetti e i consiglieri Paolo Ruzzola, Sean Sacco e Mauro Salizzoni.
I sindacalisti hanno sottolineato che, con l’eventuale perdita del controllo pubblico di Poste, verrebbe meno l’universalità del servizio.
“Comprendiamo le vostre preoccupazioni – ha affermato Allasia – questa amministrazione regionale ha cercato di impegnarsi a supporto di chi abita in montagna per garantire i principali servizi ai cittadini, compresi gli anziani, per evitare che i territori periferici si spopolino. Come Ufficio di presidenza ci impegniamo a sottoporre la questione all’intero Consiglio. L’obiettivo è formulare un ordine del giorno al Governo regionale affinché si impegni a convocare l’azienda e, quando sarà disponibile il piano industriale, a valutare di mettere a disposizione risorse per garantire comunque la continuità e capillarità del servizio”.
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Ardmando
28 Febbraio 2024 at 8:35
Eh si, molto meglio lasciare i costi di questo carrozzone sulle spalle dei contribuenti. Lo Stato non deve possedere attività imprenditoriali, nessuna. Soltanto i privato sanno come mandare avanti e rendere profittevole una attività. Finchè c’è di mezzo il denaro pubblico, regnano corruzione, nepotismo e sperpero, conditi dal generale menefreghismo del “tanto non sono soldi miei”. Basta vedere per esempio lo scempio che è l’INPS, che è governato dal fancazzismo e dalla disorganizzazione. Mi auguro che il Governo privatizzi qualsiasi cosa.