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La bidella Gina Cenedese festeggia 96 anni

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Domenica scorsa Gina Cenedese ha festeggiato i 96 anni con i suoi ex-bambini delle scuole. È stata la loro affezionata bidella per quasi trent’anni. A raccontarci di lei, seppure lucidissima, è il figlio Luciano Doimo.

«Mia mamma in effetti è ben voluta da tutti – dice -. La sua storia inizia in Veneto, è originaria di Treviso. È venuta in Piemonte quando aveva 14 anni. Prima di iniziare a scuola, lavorava in fabbrica dai Fratelli Fila di Cossato. Si è poi dovuta licenziare per crescere noi due figli. Non aveva nessuno che l’aiutava. Quando noi siamo andati a scuola, lei ha iniziato a lavorare come bidella all’asilo di Mottalciata, faceva le pulizie e si occupava della cucina, preparava il pranzo. Alle elementari invece faceva soltanto le pulizie. Penso abbia preso servizio agli inizi degli anni Sessanta e ha proseguito fino all’età di 57 anni, a metà degli anni Ottanta. Sono circa 40 anni che è in pensione. Inizialmente si occupava dell’orto, di casa e lavorava a maglia, ma ora non ce la fa più. È lucidissima nei suoi pensieri e ama leggere».

La festa è iniziata ufficialmente già sabato scorso, tramite la pagina dedicata agli auguri del nostro giornale, Gina ha ricevuto le prime parole d’affetto dai suoi “bimbi”. Domenica poi, alcuni di loro, in rappresentanza di tutti, sono andati a trovarla a casa con tanto di pasticcini, bibite e fiori.

«Ci ha accolti con stupore, non se l’aspettava – ci fanno sapere -. È stata la bidella per tante generazioni di bambini, che ormai hanno età diverse, dal 1956 in poi. Siamo adulti, genitori e persino nonni. È stata l’occasione per ringraziarla di quanto ha fatto per noi».

Durante la visita sono emersi ricordi, tanti.

«C’era una maestra severa che a volte ci metteva in castigo fuori dall’aula e Gina era la nostra salvatrice, ci prendeva con sé, ci intratteneva e noi non disturbavamo più – proseguono -. I più discoli hanno detto di aver trascorso più tempo dalla Gina che in classe, le facevamo tenerezza fuori in corridoio da soli. A volte si andava a scuola più per lei che per le lezioni. Tutti abbiamo menzionato i suoi celebri piatti, la minestra di verdura della Gina, le crocchette e il purè di patate, che nessuna mamma sapeva fare buoni come i suoi. Ancora oggi quando li prepariamo in casa, pensiamo a lei. Ha lasciato il segno, le vogliamo bene. È stata un pilastro della scuola, una gran lavoratrice. Prima di salutarla le abbiamo consegnato un biglietto di auguri con le firme di 150 di noi. Gina ci ha detto che l’avrebbe letto tutto. Abbiamo saputo che divora a profusione periodici di enigmistica. Sicuramente questo l’aiuta a rimanere lucida, forse solo un po’ sorda».

«È stato un piacere rivederla. Gina cammina poco e non ci sono più molte occasioni di incontrarla in paese. Finalmente abbiamo potuto ringraziarla come è giusto – concludono gli ex-bambini -. Il nostro rammarico è soltanto di non averlo fatto prima. È una donna buona».

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